Parmigiano Reggiano, risultati in crescita

Il consorzio di tutela si pone come cabina di regia per le attività a sostegno della filiera, affinché tutti concorrano alla creazione di valore
Parmigiano Reggiano, risultati in crescita

Supporto alla filiera e al territorio, valorizzazione del prodotto, sostenibilità e animal welfare. Il Consorzio del Parmigiano Reggiano, che per il 2021 stima una produzione vicina a 4 milioni di forme in crescita di circa il 4%, è attivo su tutti questi fronti e ha innescato un circolo virtuoso per esaltare le garanzie della Dop. “Il Consorzio si propone come una vera e propria cabina di regia per tutta la filiera e non solo per i suoi consorziati, ovvero i caseifici di produzione – afferma Carlo Mangini (nella foto), Direttore marketing del Consorzio del Parmigiano Reggiano –. Tutti gli attori coinvolti, dai 2.500 allevatori ai 307 caseifici agli stagionatori, 15 grandi trasformatori fino ai distributori finali sono coscienti della necessità di avere una visione comune e di lungo termine, basata sui valori che rendono unico e inimitabile il Parmigiano Reggiano”.

Un approccio innovativo che ha portato alla nascita di un manifesto come attestazione di responsabilità nei confronti dei consumatori e dell’ambiente. Tra gli obiettivi, autosufficienza energetica da fonti rinnovabili e benessere animale, per il quale il Consorzio ha deliberato un progetto pluriennale di oltre 10 milioni di euro per permettere agli allevatori di investire in questa direzione. Infine è stato avviato uno studio per promuovere il confezionamento con packaging alternativi alla plastica, biocompostabili e con pack interamente riciclabili.

LA SITUAZIONE DEL MERCATO

Dal punto di vista del mercato, il 2020 è stato un anno straordinario nella variazione del prezzo all’ingrosso del prodotto, che ha registrato un calo progressivo fino ai minimi di giugno, per recuperare quasi interamente la contrazione da luglio a dicembre. “I fondamentali della domanda e dell’offerta hanno superato le tensioni generate dalle attese di alcuni operatori – sottolinea Mangini –, che prevedevano effetti negativi da dazi ed emergenza sanitaria. Il valore distribuito nella filiera ha soddisfatto gli operatori, garantendo, in ogni fase in cui è composta, una buona capacità di investimento”. È risultata poi vincente la scelta di segmentare il Parmigiano Reggiano in funzione della stagionatura, in una logica di differenziazione dell’offerta.

Mediamente il nostro prodotto viene venduto intorno ai 24 mesi – spiega Manginisebbene il percorso di valorizzazione oggi punti verso una crescente componente di lunghe stagionature: il 40 mesi lanciato nel 2020 oggi è progressivamente presente negli assortimenti continuativi della Gdo. Ma, contemporaneamente, è importante anche l’offerta di prodotto più delicato, come quello dei 12-18 mesi di stagionatura apprezzato dai più giovani”.

Un nodo cruciale è far sì che lo sforzo sostenuto dalla filiera e dal Consorzio abbia un riconoscimento sul mercato, per una corretta percezione del valore al consumatore finale.

Tutte le ricerche effettuate sul consumatore, italiano e internazionale – dichiara Manginiindirizzano verso l’esigenza di avere maggiori informazioni sul prodotto, sulle sue caratteristiche di unicità, di distintività e, quindi, di inimitabilità. In questo concorrono le azioni del Consorzio, ma parallelamente dei confezionatori e dei distributori finali: chi ama il Parmigiano Reggiano deve partecipare alla creazione del valore nella categoria che solo il leader può sostenere. Per questo è importante che i nostri interlocutori commerciali condividano con noi valori e obiettivi. Si possono raggiungere ancora risultati importanti in una categoria che fino a pochi anni fa alcuni consideravano caratterizzata da consumi maturi. Il cambiamento è possibile se siamo tutti allineati, noi ci siamo e staremo con chi crede a prospettive di sviluppo”.

Francesca Zecca

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