Sugar tax e plastic tax rinviate al 2023

Vacondio, Federalimentare: "Un sospiro di sollievo alle nostre imprese, in fase di recupero dopo l'anno del Covid"

Ennesimo rinvio per plastic tax e sugar tax. Sono due delle misure comunicate dal governo al termine del Consiglio dei ministri che ha approvato il documento programmatico di Bilancio, che verrà inviato alla Commissione Europea. Entrambe le imposte dovrebbero entrare in vigore non prima del 2023.

La plastic tax (fissata nella misura di 0,45 euro per chilogrammo) è l’imposta sul consumo della plastica monouso, che sarebbe dovuta partire già nel luglio del 2020 per disincentivare l’utilizzo di prodotti di plastica e ridurne al tempo stesso la produzione. Anche l’idea della sugar tax (0,25 euro per kg per prodotti predisposti a essere utilizzati previa diluizione) risale al 2020, nell’ambito delle imposte correttive. Dovrebbe colpire le bevande analcoliche edulcorate: 10 euro per ettolitro nel caso di prodotti finiti.

Il rinvio di plastic e sugar tax al 2023 fa tirare un sospiro di sollievo alle nostre imprese che sono in una fase di recupero dopo l’anno del Covid – afferma Ivano Vacondio, presidente di Federalimentaree per questo ringraziamo le istituzioni che ci hanno ascoltato e hanno recepito le nostre preoccupazioni in merito all’entrata in vigore di queste due tasse”.

Secondo Federalimentare, sugar e plastic tax sono comunque “due misure da abolire perché dannose per le aziende” – aggiunge Vacondio. Secondo le stime dell’associazione l’imposta sulla plastica, che colpisce più o meno tutta l’industria alimentare, se e quando entrerà in vigore farebbe aumentare i prezzi al consumo in media del 10% con punte fino al 60% su prodotti con basso valore aggiunto. Quella sugli zuccheri, invece, produrrebbe una contrazione delle vendite dei soft drink del -17% per il domestico e del – 9% per il fuori casa. Una contrazione che si abbatterebbe su tutta la filiera, con 5.050 posti di lavoro a rischio. Inoltre, in alcuni Paesi in cui la sugar tax è entrata in vigore, come Danimarca, Norvegia e Islanda, è stata poi rimossa perché giudicata inutile.

Le nostre aziende si impegnano da anni per trovare soluzioni sempre più sostenibili, così come hanno sottoscritto protocolli con il ministero della Salute (l’ultimo il mese scorso con l’associazione Assobibe) che hanno portato a una riduzione dello zucchero sul mercato del 27%” – aggiunge Vacondio.

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