Giappone, un paese chiave per l’export italiano

Secondo l'analisi di Nomisma - Agrifood Monitor, la qualità delle referenze a più alto valore aggiunto sarà la chiave per soddisfare la crescente domanda di prodotti lattiero-caseari

La notizia riguarda un’analisi condotta su produzione e consumi di formaggi e latticini. Food ha prodotto dei contenuti esclusivi riservati ai sottoscrittori della Newsletter settimanale dedicata al comparto del Dairy. Compila il form sottostante per iscriverti alla newsletter e leggere la versione integrale.

Ad inizio estate 2021 il Ministero dell’Agricoltura del Giappone ha annunciato che il consumo di formaggio nel 2020/21 (1° maggio – 30 giugno) è stato di 360.744 tonnellate, in crescita per il settimo anno consecutivo. La crisi di Covid-19, confinando la popolazione in casa, ha sostenuto la richiesta di questo alimento che non fa parte della dieta tradizionale della popolazione. Per la prima volta dopo anni di regresso la produzione nazionale di formaggi è quindi tornata ad aumentare: l’incremento è stato del 7,1% rispetto al 2019/20, salendo così a 47.564 tonnellate.

Anche se rimane largamente al di sotto del livello dei paesi occidentali, in Giappone la crescita del consumo di prodotti caseari prosegue con continuità. Questa circostanza può favorire anche l’offerta estera di formaggi naturali, cioè importati per la vendita e non per venire poi utilizzati dall’industria locale come ingrediente per i formaggi fusi. Nel 2020/21, la percentuale di formaggi naturali importati sul consumo totale è stata del 87,9 per cento. Anche l’Italia ha tratto vantaggio da questa situazione confermandosi nei primi otto mesi del 2021 su livelli di export leggermente superiori (+1,3%) rispetto all’annata precedente, che già era stata positiva.

Tab. 1 – Le esportazioni di formaggi verso il Giappone, per categoria (in tonnellate)

Fonte: Agrifood Monitor su dati Istat

E’ BOOM PER I FORMAGGI FRESCHI

In uno scenario di generale arretramento di tutte le categorie casearie riconducibili alle Dop/Igp (-11,2%) si segnala la forte crescita dei freschi non stagionati (+22,6%), delle mozzarelle in particolare (+40%) che hanno generato un giro d’affari di oltre 17 milioni di euro. I formaggi freschi vengono veicolati sul canale retail, dove vi è però anche la concorrenza del prodotto nipponico di latte vaccino o nel food service, come ingredienti per la pizza. I formaggi stagionati sono invece veicolati anche nel canale gourmet, dove sono acquistati da persone con elevato potere d’acquisto e conoscenza della cucina europea.

FUTURO ROSEO PER IL DAIRY MADE IN ITALY

Considerando che il Giappone sta ancora lottando per controllare il Covid-19, i continui progressi del consumo rafforzano l’interesse per questo mercato delle aziende estere, anche di quelle italiane. Il Giappone ha cominciato ad apprezzare i prodotti caseari relativamente tardi, perché l’alimentazione nazionale ruota invece intorno ad alimenti a base di soia (tofu e natto, ottenuto dalla fermentazione dei fagioli di soia). L’occidentalizzazione dei costumi sta spingendo però gradualmente i giapponesi a consumare più che in passato questa categoria di alimenti.

In prospettiva l’export italiano potrà avvantaggiarsi dall’Accordo di Partenariato Economico tra Giappone e Ue, entrato in vigore il 01.02.2019 con la programmazione di riduzioni tariffarie per tutti i prodotti lattiero-caseari. Il 2021 segna il quarto anno della sua applicazione che prevede la graduale riduzione dei dazi doganali, migliorando così la competitività dell’offerta europea.

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