Peste suina, stop agli allarmismi

L'export di carni e salumi italiani è alle prese con i blocchi imposti da parte di alcuni Paesi. Il punto di Davide Calderone, Direttore di Assica

Gli ultimi dati elaborati da Istat continuano a confermarlo senza mezze misure. Il 2021 è stato un anno record per l’export dei salumi italiani, tanto da recuperare ampiamente la flessione registrata durante i primi nove mesi del 2020, a causa dall’emergenza sanitaria. Nel periodo gennaio-settembre, infatti, gli invii di prodotti della nostra salumeria sono saliti a quota 143.985 ton (+15,6%) per un fatturato di 1.327,5 milioni di euro (+12,3%). Inoltre, considerando sempre i primi nove mesi 2021, le importazioni hanno evidenziato una flessione sia in quantità (5,8% per un totale di 32.311 ton) che a valore (–12,5% per 151,5 milioni di euro). Un quadro senz’altro roseo, in cui tuttavia si inserisce adesso l’allarme legato alla peste suina africana. “Viviamo una situazione complessa – spiega Davide Calderone, Direttore di Assica –. I casi riscontrati nei giorni scorsi, tra il sud del Piemonte e la Liguria, sono stati immediatamente accompagnati da un susseguirsi di misure per evitare che l’infezione si sposti. A oggi, incrociando le dita, non abbiamo notizie di altri ritrovamenti fuori da un’area che si caratterizza, comunque, per una scarsa vocazione suinicola”.

LE CHIUSURE ALL’EXPORT

Intanto Cina, Giappone, Taiwan e Vietnam hanno sospeso le importazioni dall’Italia di carne e salumi di maiale e cinghiale. Altri Paesi Terzi, come Messico, Sudafrica e Brasile, hanno annunciato, invece, imminenti misure restrittive per alcune tipologie di prodotti. “Ciò purtroppo succede – sottolinea Calderone – perché non viene riconosciuto il principio di regionalizzazione. Dunque, si rischiano provvedimenti che non tengono conto dell’istituzione di zone infette delimitate e controllate, da cui, appunto, non escono prodotti”.

L’INTERVENTO DIPLOMATICO

Attualmente, l’impatto dei blocchi per l’export determina perdite stimate in circa 20 milioni di euro al mese. “Confidiamo – dichiara Calderone – in un impegno risolutivo da parte delle istituzioni. Il Ministero, di concerto con la Farnesina e le ambasciate locali, sta già portando avanti trattative con questi Paesi per indurli a sposare il criterio della regionalizzazione, evitando così di penalizzare ingiustamente l’intero comparto”.

UNO SCENARIO INCERTO

Il timore, ovviamente, è che l’allarme generato dalla peste suina possa vanificare gli ottimi risultati registrati dall’export durante lo scorso anno. “Siamo sicuramente preoccupati – conferma Calderone – sulle possibili conseguenze, anche mediatiche, di questa allerta. Dopo i record del 2021 nei mercati nazionali, non conosciamo quali saranno adesso gli impatti. A queste incertezze, inoltre, si aggiungono inevitabilmente anche quelle scaturite dai pesanti rincari che coinvolgono energia, trasporti e packaging”.

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