Crisi Russia-Ucraina – Terremoto per i prezzi delle materie prime alimentari

Soffrono i cereali, con le quotazioni di grano, mais e soia alle stelle. Allarme speculazioni, mentre è a rischio anche il mercato dei fertilizzanti agricoli. I commenti di Cai e Confagricoltura
Crisi Russia-Ucraina – Terremoto per i prezzi delle materie prime alimentari

L’attacco russo all’Ucraina ha già comportato pesanti ripercussioni sui prezzi delle materie prime agricole scambiate sui mercati internazionali. Da quanto emerge dalle elaborazioni di BMTI, al Matif di Parigi, borsa di riferimento in Europa per gli scambi di cereali, le quotazioni del grano tenero si sono impennate fino a raggiungere, ieri pomeriggio, i 318 €/t (dato delle ore 18:15), in rialzo di oltre 40 €/t rispetto al giorno precedente (pari a +11%) e su valori mai toccati in precedenza.

Forte rialzo anche per il mais che ha raggiunto i 285 €/t, in aumento di 17 €/t nel giro di 24 ore (+6%). Aumentano anche i semi oleosi, per la produzione degli oli vegetali e delle farine utilizzate per l’alimentazione animale. Ma è tutto il comparto degli oli vegetali ad essere in tensione: Russia e Ucraina sono, infatti, i due principali paesi produttori di girasole a livello mondiale, con l’Ucraina che da sola rappresenta quasi il 50% delle esportazioni mondiali di olio di girasole.

Anche nel mercato italiano si registrano i primi effetti dell’impennata dei prezzi, in particolar modo per grano tenero, orzo e mais. Alla Borsa Merci di Bologna i prezzi del grano tenero, infatti, hanno registrato nella seduta di ieri pomeriggio un incremento di 8 €/t, arrivando sui 308-312 €/t, (+31% rispetto ad un anno fa). Aumenti anche per l’orzo (+7 €/t), che torna vicino alla soglia dei 300 €/t (+41% su base annua). Sale di 10 €/t il mais di origine nazionale, attestato sui 295-297 €/t, (+28% rispetto a dodici mesi fa). Per quanto riguarda il mais, va inoltre ricordato che l’Ucraina rappresenta il secondo fornitore dell’Italia. Nei primi undici mesi del 2021 i volumi si sono attestati intorno alle 600.000 tonnellate (pari al 13% del mais complessivamente importato in Italia).

LE RIPERCUSSIONI SULLA FILIERA

Commentando questi dati, CAI – Consorzi Agrari d’Italia, sottolinea come il grano tenero resti indispensabile per la produzione di pane, farine e biscotti, così come il mais è fondamentale per la produzione di mangimi. “Occorre impegnarsi per evitare che questa crisi colpisca consumatori e agricoltori, anche a causa di possibili manovre speculative finalizzate a costringere i produttori a vendere sotto la soglia degli enormi costi di produzione sostenuti in questo periodo per il caro energia – spiega Gianluca Lelli, Amministratore delegato di Consorzi Agrari d’Italia –. È chiaro che, visto lo scenario in evoluzione, non sono da escludere rincari dei prodotti finali come pane, farina, biscotti o mangimi per animali che però dobbiamo limitare, evitando proprio le speculazioni nella filiera”.

L’Italia, secondo un’analisi Coldiretti, importa il 64% del grano tenero per il pane e i biscotti, il 44% di quello necessario per la pasta, senza dimenticare il mais e la soia fondamentali per l’alimentazione degli animali e per le grandi produzioni di formaggi e salumi Dop. Per questi alimenti, con le produzioni nazionali si riesce attualmente a coprire rispettivamente il 53% e il 73% del fabbisogno italiano.

IL PROBLEMA DEI FERTILIZZANTI

Rischiamo di non avere a disposizione le quantità necessarie di fertilizzanti per i prossimi raccolti. E il blocco dell’attività nel porto di Odessa potrebbe far collassare il mercato internazionale dei cereali”. A dirlo è il Presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti.

L’Ucraina è infatti il terzo esportatore di cereali a livello globale. La Federazione Russa è al primo posto, anche se ha attuato già dallo scorso anno una limitazione delle esportazioni per contenere l’aumento dei prezzi interni.

Secondo gli ultimi dati diffusi dalla Commissione europea in occasione della riunione del Consiglio Agricoltura del 21 febbraio scorso, i prezzi del gas naturale hanno fatto registrare un aumento del +379% sul livello dell’ultimo trimestre del 2020. Dal lato dei fertilizzanti, il prezzo dell’urea è salito nello stesso periodo del +245%.

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