Crisi Russia-Ucraina – Italmopa, gli scenari per il grano tenero

Emilio Ferrari, Presidente di Italmopa, commenta l’impatto dell’escalation del conflitto tra Russia e Ucraina sul mercato globale e italiano del grano tenero
Crisi Russia-Ucraina – Italmopa, gli scenari per il grano tenero

È il mercato globale del grano tenero a destare le maggiori preoccupazioni in conseguenza dell’escalation delle ostilità nell’area del Mar Nero. Lo conferma Emilio Ferrari, Presidente di Italmopa (Associazione Industriali Mugnai d’Italia) e lo testimoniano i dati del report Ismea ‘Dinamiche fondamentali dei cereali e situazione degli scambi commerciali con Ucraina e Russia’.

ISMEA: PREOCCUPAZIONI PER MAIS E GRANO TENERO

Secondo lo studio Ismea, la quota russa e ucraina sulla produzione mondiale di tenero ammonta al 14% (che sale al 16% considerando anche il Kazakistan), e la situazione di instabilità ha conseguenze importanti sulle principali piazze di scambio internazionali e sui mercati dei futures. Per quanto riguarda l’export verso l’Italia, tuttavia, il ruolo è più marginale: l’Ucraina è il nostro settimo fornitore con una quota pari al 5% in volume e in valore dell’import totale nazionale, mentre il grano russo rappresenta l’1% del valore importato dall’Italia nel 2020.

Diverso è il caso del mais, che al pari di altri cereali ha visto una corsa ai rialzi innescata in un primo tempo dalla domanda cinese e inasprita dall’attuale situazione di instabilità. Il report Ismea rileva infatti che l’Ucraina è il secondo fornitore di mais per l’Italia dopo l’Ungheria, con una quota di poco superiore al 20% sia in volume che in valore. Dato che suscita preoccupazione, vista anche la consistente riduzione della produzione interna di mais (-30% negli ultimi 10 anni) e l’ormai strutturale dipendenza degli allevamenti dal prodotto di provenienza estera.

GLI SCENARI SUL BREVE E MEDIO PERIODO PER ITALMOPA

Più che un’influenza diretta sul mercato italiano, la guerra in Ucraina sta impattando in maniera indiretta sulle importazioni di grano tenero nel nostro Paese. “Se è vero che una buona quantità di grano proveniente dall’area del Mar Nero è già stata esportata – commenta Ferrari (nella foto) – l’attuale situazione ha bloccato il traffico delle merci provenienti dai porti russi e ucraini del Mar d’Azov e questo ha causato problemi immediati e diretti di approvvigionamento per quelle aziende che erano in attesa della materia prima. Ci sono o ci potranno essere anche conseguenze indirette per le nostre aziende dovute alla fiammata dei prezzi sulle piazze internazionali. Inoltre, il blocco delle esportazioni di grano dal Mar Nero, comporterebbe un incremento della domanda di grano europeo da parte di paesi terzi con conseguente aumento dei prezzi interni”.

Emilio Ferrari, Presidente di Italmopa

Non da ultimo c’è il tema del trasporto: sebbene la protesta degli autotrasportatori delle scorse settimane sia attualmente rientrata, non è escluso che il perdurare della crisi possa riaccendere il problema. Senza dimenticare che i costi dei trasporti influiscono pesantemente sui noli navali, che a oggi hanno già raggiunto livelli eccezionali”.

Nel medio termine poi c’è da considerare il tema del prossimo raccolto. “La produzione Ucraina di grano tenero – prosegue infatti Ferrari – è composta per circa il 60% da grano invernale, che è già stato seminato, e per il restante 40% da grano che deve essere seminato in questo periodo. È chiaro che la situazione attuale potrebbe causare quindi una riduzione importante dei prossimi raccolti. Senza contare le conseguenze della guerra su logistica e movimentazione di sementi e concimi. L’Ucraina produce oltre 20 milioni di tonnellate e nel medio termine si rischia di avere produzioni sensibilmente ridotte”.

Infine, non si può trascurare il fattore finanziario e il tema delle sanzioni “che attualmente pare non riguardino direttamente le esportazioni agroalimentari o energetiche, ma che destano comunque preoccupazione e sono un ulteriore fattore rialzista”.

PRODUZIONE DI GRANO ITALIANO: QUALI PROSPETTIVE

Com’è noto l’Italia è un paese di abilissimi trasformatori, ma non produce sufficienti materie prime per il proprio fabbisogno interno. Secondo Mauro Agnoletti, professore associato dell’Università di Firenze e Coordinatore scientifico dell’Osservatorio Nazionale sul Paesaggio Rurale, Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali abbiamo abbandonato quasi la metà delle superfici agricole, con un progressivo scollamento dell’industria agroalimentare dal nostro territorio. La guerra, incidendo sulle importazioni di cereali da Russia e Ucraina porta a una riduzione degli approvvigionamenti e un aumento dei prezzi e suggerisce una riflessione sulla necessità diventare più autosufficienti da questo punto di vista”.

Commenta la questione anche Emilio Ferrari, ricordando che l’industria molitoria italiana ha fatto della sua capacità di selezionare i migliori grani nel mondo un punto di forza e di eccellenza. È infatti grazie a questa expertise che i nostri molini sono in grado di produrre farine altamente specializzate per i diversi usi, senza ricorrere all’uso di additivi e miglioratori, ma semplicemente miscelando e macinano di grani più adatti. L’approvvigionamento dall’estero appare quindi importante in termini qualitativi, ma anche quantitativi: “I fattori geografici e climatici sono importanti da considerare: di fatto è la Pianura Padana l’area maggiormente vocata alla produzione. In altre zone le rese non sono così elevate. Il progresso tecnologico, con la digitalizzazione delle pratiche agricole, potrebbe parzialmente colmare il gap, ma i limiti del territorio rimangono”.

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