Il Tavolo Agricolo del pomodoro chiede un accordo sul prezzo

L’industria e gli agricoltori del settentrione faticano a concordare il prezzo del pomodoro per la prossima campagna di raccolta. Il rischio è perdere un bacino produttivo di oltre 38.000 ettari
Il Tavolo Agricolo del pomodoro chiede un accordo sul prezzo

La denuncia che emerge dal Tavolo agricolo del pomodoro da industria del Nord Italia (rappresentato da tutte le Op-organizzazioni dei produttori e dalle professionali agricole – Confagricoltura, Coldiretti e Cia e riunito) è chiara, forte e unanime: “serve l’accordo sul prezzo altrimenti sparisce dal mercato la passata di pomodoro 100% italiano”.

PREZZO POMODORO: LA POSIZIONE DEL TAVOLO AGRICOLO NON CAMBIA

Risale all’11 marzo scorso l’ultimo incontro tra agricoltori e industriali, chiusosi con un “nulla di fatto”: i produttori, infatti, hanno rifiutato la proposta delle imprese di trasformazione, ferma sui 100 euro a tonnellata. “C’è il serio rischio che i produttori abbandonino la coltivazione del pomodoro in una area da sempre vocata e strategica – lancia l’allarme il Tavolo agricolo – alcuni stanno già optando per altre colture quali orzo, mais, girasole e soia. Troppe incertezze e tensioni stanno portando a un drastico calo delle superfici coltivate nell’intero bacino del Nord Italia tra Emilia-Romagna, Lombardia, Veneto e Piemonte”.

La ‘minaccia’ di un cambio di coltivazione è concreta, data la situazione instabile e l’incremento dei costi di produzione, ma la posizione del Tavolo agricolo del pomodoro resta irremovibile: l’intento è quello di perseguire, in modo univoco e compatto, le richieste economiche già esposte e trattate con la controparte industriale. Non si tratta di speculazione od opportunismo, ma di una decisione che serve per garantire sopravvivenza e reddittività alle aziende agricole e alla coltura che genera valore, indotto economico e occupazionale in tutto l’areale di coltivazione.

Si auspica di far prevalere il senso di responsabilità da parte di tutti – conclude il Tavolo agricolo – e arrivare a stringere un unico accordo quadro che sia in grado di tutelare il valore sin qui generato dall’intera filiera. Un patto che sia foriero di una corretta programmazione, nel rispetto delle esigenze delle parti, per affrontare un’annata agraria che si profila fin da ora complicatissima visto la carenza di piogge e il pesante deficit idrico”.

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