Assica, il comparto è in affanno

I salumi si confermano un vero comfort food in questo periodo di incertezza. Ma l’aumento dei costi, l’inflazione e la Psa rischiano di impattare sulla tenuta del business

In occasione della sua tradizionale assemblea annuale, Assica ha presentato gli ultimi dati economici del comparto. Un quadro d’insieme che mostra chiaramente la vitalità dell’industria nazionale, capace di reagire alla tempesta Covid, segnando nel 2021 un incremento dei consumi pari al +5,4% in volume. Ma oggi le aziende del settore risultano tre le più colpite dal caro energia e, inoltre, devono fare i conti con i casi di Psa fra i cinghiali in Italia. Un fatto, questo, che sta danneggiando gravemente le esportazioni, sia in Europa sia nei Paesi terzi. Eppure il 2021 è stato un anno record proprio per l’export, arrivato a quota 197.759 tonnellate (+15,2%), per un fatturato di 1.836 milioni di euro (+12,0%). “Lo scorso anno – commenta Ruggero Lenti, Presidente Assicaabbiamo avuto ottimi segnali di crescita, come testimoniano le vendite in Gdo e quelle on line. Nonostante le mancate occasioni di consumo fuori casa abbiano ancora penalizzato la domanda interna rispetto ai livelli pre-pandemia, la disponibilità al consumo dei salumi si è attestata a 17 kg. Ciò corrisponde a un consumo medio reale pro capite di circa 11,3 Kg/anno

IL CRUDO TORNA PROTAGONISTA

Nel 2021, la produzione di salumi è tornata a crescere, dopo l’importante flessione registrata nel 2020 a causa della pandemia. Infatti ha chiuso i dodici mesi attestandosi a 1,169 milioni di tonnellate da 1,093 del 2020 (+7,0%). In aumento è risultato anche il valore della produzione salito a 8.420 milioni di euro (+6,2%), dai 7.927 milioni del 2020. In merito ai singoli salumi, spicca la produzione di prosciutti crudi stagionati, che ha evidenziato un robusto +8,2% attestandosi a 282.500 ton e un +7,0% in valore per 2.263 milioni di euro.

MARGINI SOTTO PRESSIONE

Con l’incremento dei costi di produzione, la guerra in corso, i casi di Psa sul territorio nazionale e i timori per nuove ondate del Covid-19 in autunno, lo scenario attuale desta serie preoccupazioni. “Le aziende – spiega Lenti – hanno finora retto, riducendo progressivamente i propri margini. È importante sottolineare infatti come l’incremento dei costi dei fattori produttivi e dei servizi non si sia tradotto in un incremento dei prezzi unitari dei salumi. Anzi, nel 2021 hanno evidenziato un rientro rispetto all’anno precedente. L’incremento dei prezzi delle commodity e di tutti i costi di produzione è stato dunque assorbito dalle aziende del settore. Ma l’aumento anche dei costi della materia prima ha determinato una situazione non più sostenibile”.

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