Le performance del retail nel 2022

Buoni risultati messi a segno dal canale retail rispetto a quanto visto nel 2021. Preoccupa la ripartenza in salita soprattutto legata all’inflazione

La buona notizia è che i conti del retail continuano a fare segnare vendite robuste. Le rilevazioni condotte da NielsenIQ – che qui vi riportiamo in sintesi e che trovano ampio spazio di commento nell’articolo di commento pubblicato sullo Speciale Retail – Format e Canali 2022 – dimostrano che il piatto ricco conquistato dal retail nel primo periodo della crisi sanitaria non è stato perso al momento delle graduali riaperture. Anzi si è andato rafforzando: nel primo quadrimestre del 2022 il fatturato complessivo del retail ha infatti registrato un incremento dell’1%, che si confronta con un risultato flat (-0,1%) ottenuto nello stesso periodo del 2021 e con un balzo del +4,8% messo a segno nel 2020.

BENE PER TUTTI I FORMAT

Un quadro positivo, dunque, nel quale emergono le buone performance degli iper, che hanno registrato un colpo di coda, recuperando terreno dopo una lunga serie di riscontri negativi (le superfici fino a 4.500 mq hanno guadagnato il +7,4% di crescita a valore, mentre i formati ancora più grandi hanno centrato un incremento del +8,6%) e dei discount, cresciuti di un punto percentuale netto nel confronto tra il primo quadrimestre del 2021 e lo stesso periodo del 2022, passando da una quota del 20,9% a una share del 21,9 per cento. Più opachi i risultati dei supermercati, che con il 38,5% hanno sì continuato a mantenere nei primi 4 mesi del 2022 la leadership nella quota di mercato a valore del Largo Consumo, ma hanno anche registrato un andamento piatto in termini di fatturato (+0,2%), ben al di sotto quindi della media del comparto.

L’INFLAZIONE MINACCIA LE PERFORMANCE

La cattiva notizia è invece che i prossimi mesi potrebbero rivelarsi piuttosto complicati. Sul tavolo c’è da considerare un ritorno al new normal che sta generando una contrazione delle popolazioni urbane a favore delle province, modificando quindi la geografia della spesa quotidiana. C’è poi da valutare la capacità di risposta dell’industria alla domanda in un contesto di approvvigionamento di materie prime molto complesso. Ma soprattutto, occorrerà fare i conti con la spinta inflazionistica: l’Istat prevede che il 2022 si archivierà a quota +5,2 per cento. Vero è che, se si guarda la distribuzione, la fiammata potrebbe trovare elementi di compensazione nella variazione del mix di prodotti acquistati – destinata, secondo NielsenIQ, a portare un contro-bilanciamento di 2 punti percentuali -, come pure nella possibile riduzione dei volumi legati all’elasticità ai prezzi, considerata in grado di generare un beneficio del 2,5 per cento. Ma resta il fatto che il quadro potrebbe non essere rassicurante né in termini generali né tantomeno se si considerano i prezzi al consumo nel retail, dove i rialzi già apportati a listino non sono ancora stati completamente trasferiti al consumatore.

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