Il Granchio blu di Blueat sbarca in Gdo

A un anno dalla nascita, il progetto di pesca sostenibile della startup riminese Mariscadoras porta i primi prodotti nei supermercati
Il Granchio blu di Blueat sbarca in Gdo

Il Granchio blu di Blueat sbarca in Gdo grazie all’iniziativa ‘Natale sostenibile’. Il progetto della startup riminese Mariscadoras vuole promuovere la pesca selettiva di questa specie aliena che sta distruggendo l’ecosistema del Mar Adriatico e trasformarla in risorsa gastronomica. Ora, a un anno dalla nascita, porta i primi prodotti nei supermercati grazie al sostegno di Gea Consulenti di direzione spa di Milano e di Tagliapietra e figli Srl, coinvolta nella trasformazione della materia prima.

OBIETTIVO: SALVARE I MARI DALLA SPECIE ALIENA

Il progetto Blueat – La Pescheria Sostenibile parte dall’impegno di cinque riminesi (Carlotta Santolini, Ilaria Cappuccini, Giulia Ricci, Alice Pari e Matilda Banchetti) e si dedica alla ricerca di nuovi scenari di gestione delle specie aliene che si stanno diffondendo nel Mediterraneo. Il Granchio blu è una di quelle più pericolose. “Ci siamo mosse in primis per salvare l’ecosistema. Tutto è partito dall’appello dei pescatori, preoccupati per questa specie che oltre a distruggere la fauna intaccava anche le attrezzature – racconta Santolini che è biologa di Blueat –. Così abbiamo spinto, e continuiamo a farlo, i pescherecci a pescare il granchio senza buttarlo a mare”. Come incentivo la startup offre la propria disponibilità ad acquistare tutta la quantità di Granchio blu reperito nell’Adriatico e Ionio (Zona FAO 37.2) a un prezzo convenzionato presso il punto di sbarco del pescatore o presso il mercato della cooperativa che raccoglie il pescato dei propri pescatori artigiani. Il passo successivo è venderlo ai ristoranti ed esportarlo.

Il team della starup riminese Mariscadoras

Ma anche diffonderlo sugli scaffali dei nostri supermercati. “Vogliamo creare un mercato di questo prodotto che è molto apprezzato di in America del Nord e spesso si trova pure nei piatti dei ristoranti, ma nessuno lo riconosce – precisa Alice Pari, Public relations manager Blueatvogliamo portare alla luce le sue caratteristiche in cucina in Italia. Importante è promuovere un consumo di massa in modo da aumentare la domanda a diminuire la sua presenza nei mari che è un danno all’economia. Come? Stiamo organizzando eventi e showcooking per far conoscere il prodotto. Ora ci aspetta la sfida dei supermercati, che è fondamentale per il progetto”.

SBARCO IN GDO

Sugli scaffalisi troveranno inizialmente sughi e bisque a base di granchio, poi sarà il turno di hamburger e polpette, preparazioni che sono già in cantiere. Mentre la polpa verrà esportata in quantità sempre maggiori in Canada e negli Stati Uniti. “Il primo carico di circa 240 chilogrammi sarà consegnato a Italmark subito dopo l’8 dicembre – spiega Daniele Tagliapietra, Ad dell’omonima azienda veneziana che ha tra le tre e le quattro tonnellate di prodotto pronte da lavorare – poi sarà il turno di Conad e Coop nel periodo natalizio”. Un inserimento graduale negli scaffali insomma, che prelude a un obiettivo ben preciso. “Speriamo che le catene dopo aver testato il prodotto sposino il progetto e decidano di creare delle private label. Siamo orgogliosi di far parte di questo progetto, contribuendo con la nostra decennale esperienza alla lavorazione e alla distribuzione dei prodotti ittici; come azienda siamo da sempre sensibili a tutto ciò che è sostenibilità e innovazione e questo progetto rappresenta appieno questi principi”.

I sughi di granchio rosso e bianco di Blueat

IL SOSTEGNO DI GEA

Per il canale Gdo è stato fondamentale anche la collaborazione con Gea, tra i primi a credere nella startup. “Le ragazze si sono rivolte a me e ho cercato di aiutarle a fare impresa – spiega Luigi Consiglio, Presidente Gea Consulenti di direzione spa di Milano –. Il caso di Blueat – Pescheria sostenibile dimostra ai giovani che usando la testa e il coraggio tutto è possibile. L’imprenditorialità è inclusiva per definizione e per ragazzi intraprendenti non esistono limiti se non la propria paura e le sue insicurezze. La sfida per noi più maturi è proprio quella di mettere a loro disposizione la nostra competenza, le nostre esperienze e le nostre conoscenze”.

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