Molini a porte aperte: appuntamento con l’arte bianca

L’annuncio è stato fatto nei giorni scorsi da Italmopa. La terza edizione dell’iniziativa, prevista per il 20 maggio, sarà l’occasione per mostrare al grande pubblico un’eccellenza dell’industria alimentare made in Italy
Molini a porte aperte: appuntamento con l’arte bianca

Dopo lo stop forzato degli ultimi anni, dovuto alle restrizioni imposte dalla pandemia, Italmopa –Associazione Industriali Mugnai d’Italia ripropone l’iniziativa Molini a porte aperte, che giunge alla sua terza edizione, dopo il successo delle prime due, tenutesi nel 2018 e 2019. La giornata nasce con l’obiettivo di far ‘toccare con mano’ al consumatore le peculiarità dell’arte bianca italiana.

Il 20 maggio, infatti, le aziende molitorie aderenti, accoglieranno rappresentanti istituzionali nazionali e locali, ma anche studenti, famiglie, foodblogger, fornitori, clienti o semplici curiosi, che potranno così osservare da vicino la complessa attività all’interno di un molino. 

I NUMERI DEL SETTORE MOLITORIO

La conferenza stampa di presentazione dell’evento è stata anche occasione, per i rappresentanti di Italmopa, di fare il punto sul settore molitorio, che si conferma una vera e propria eccellenza made in Italy.

“Non tutti sanno che l’industria molitoria italiana detiene la leadership a livello comunitario in termini di trasformazione del grano tenero e duro” ha ricordato il Presidente Italmopa Andrea Valente. In particolare, il presidente ha evidenziato che la farina prodotta dai 5,5 milioni di tonnellate di grano tenero macinati viene destinata per il 65% a pane e sostitutivi, per il 22% alla biscotteria, per oil 9% alla produzione di pizza, per il 6% all’export e per il 5% a uso domestico. Per quanto riguarda invece il grano duro, se ne macinano circa 6 milioni di tonnellate l’anno, di cui il 90% è destinato alla produzione di pasta.

Valente ha posto l’accento sul tema dell’approvvigionamento di grano, fortemente attuale negli ultimi anni: “Il lockdown prima e il conflitto ucraino poi – ha dichiarato – hanno fatto comprendere che farina e semola sono prodotti indispensabili, insostituibili e strategici, la cui disponibilità non è sempre scontata”. L’Italia importa circa il 35% del grano duro macinato che, tuttavia, serve soprattutto alla produzione di pasta, un’eccellenza alimentare esportata per circa il 60 per cento. “Diverso è il caso del grano tenero, di cui l’Italia è notoriamente deficitaria per mancanza di superfici: ne importiamo il 65% circa, ma di questa quantità, circa l’85% proviene dalla comunità europea”.

SELEZIONE E TRASFORMAZIONE AI MASSIMI LIVELLI

“Il fatto di essere un paese importatore – ha commentato Giorgio Agugiaro, ex presidente della sezione molini a tenero di Italmopa e proprietario di un’importante azienda molitoria ha fatto sì che i nostri mugnai diventassero degli esperti nella selezione dei migliori grani sui mercati internazionali, accaparrandosi, di anno in anno, i migliori raccolti”. Questo ha contribuito a rendere l’industria molitoria Italiana un’eccellenza, tanto che il 6% della farina di frumento tenero viene esportata, nonostante gli ovvi costi superiori rispetto a farine prodotte localmente.

A questo si aggiunge la capacità di soddisfare una clientela estremamente esigente: “Pensiamo a distretti dei grandi lievitati in Piemonte e Veneto – ha proseguito Agugiaro – o alle centinaia di varietà di pane che necessitano di farine specifiche”. Un mercato complesso, ai cui bisogno le aziende hanno risposto con un solido know how e tecnologie di macinazione e di analisi all’avanguardia. Non caso, dei 515 molini operanti in Italia nel 2000, oggi ne sono rimasti 291, che hanno saputo vincere le sfide di un mercato estremamente competitivo.

TRADIZIONE E KNOW HOW: UNA SCUOLA PER TECNICI MUGNAI

“Si tratta di aziende molto spesso famigliari, giunte anche alla nona generazione – ha aggiunto Emanuela Munari, Vicepresidente Italmopache il 20 maggio apriranno le porte per mostrare a tutti cosa significa trasformare il grano. Un processo estremamente semplice e naturale, per certi versi invariato da centinaia di anni, ma che viene eseguito con un grado di controllo e sofisticatezza altissimo. La ricchezza di questo comparto è dunque data dalla lunga tradizione, unita con il saper stare al passo con i tempi. E questo ci viene riconosciuto anche dalla costante crescita, negli ultimi anni, delle esportazioni di farine e di prodotti finiti fatti con i nostri sfarinati. Ed è per questo che l’arte bianca va difesa”.

E in quest’ottica è nata anche una scuola per tecnici mugnai, grazie alla collaborazione tra l’Unione Industriali di Parma, l’Associazione Tecnici Mugnai e Italmopa.

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