Alluvione, Orogel: molti soci coltivatori hanno perso tutto

In molti casi sarà necessario piantare nuovi alberi da frutta, che impiegheranno almeno quattro anni per andare in produzione
Alluvione, Orogel: molti soci coltivatori hanno perso tutto

Gli stabilimenti di Orogel, primo produttore italiano di verdure nel comparto surgelati, nei territori attorno Cesena non hanno subito danni consistenti in seguito all’alluvione, ma è molto forte la preoccupazione per i soci coltivatori e produttori. È proprio nelle zone alluvionate, del resto, che si concentra la maggior parte della produzione di ortaggi e frutti dell’Emilia-Romagna, e dove nascono e prosperano i consorzi e le grandi società sementiere. È qui che si tiene Macfrut, la più grande fiera italiana dedicata ai frutti della terra.

Stimiamo una perdita del 50% della raccolta di ortofrutta in Romagna a causa dell’alluvione – sottolinea il Presidente Orogel Bruno Piraccini (nella foto) – con almeno 200 soci della filiera che hanno perso tutto, e gli altri 600 tra quelli attivi in Romagna comunque danneggiati. Le ciliegie, le fragole e la raccolta primaverile dei piselli le consideriamo perse, ma sono in forte calo anche zucchine e spinaci. Il maltempo ha causato danni per svariati milioni e siamo solo all’inizio della conta. Noi faremo la nostra parte, ma è chiaro che serviranno interventi da parte del governo perché abbiamo aziende che hanno perso l’intero reddito del 2023”.

LA COLTURE COMPROMESSE

Orogel conta in tutto 1.600 soci agricoltori, di cui mille tra cesenate e ravennate. “Il 25% dei nostri soci si è trovato con i campi sommersi e l’impresa allagata – racconta Piraccini –. Nei frutteti invasi dall’acqua, per esempio nei pescheti, l’intero impianto è compromesso e toccherà piantare nuovi alberi, che per andare in produzione avranno bisogno di quattro anni”.

In altri casi l’acqua in eccesso, pur non invadendo le colture, ha asfissiato le piante, facendo avvizzire ortaggi giunti a maturazione per la raccolta come spinaci, piselli, zucchine, fagiolini, erbe aromatiche. “Eravamo nel momento più importante del raccolto. Parliamo di coltivazioni che vengono realizzate in 60 o 120 giorni, così è stato compromesso il raccolto e il reddito di un intero anno di lavoro – ribadisce Piraccini –. Forse si potrà salvare qualche azienda che si dedica alle semine estive come i cavolfiori: se la situazione si mette a posto, potrebbero recuperare parte delle perdite”.

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