Pomodoro da industria: il made in Italy da valorizzare

A seguito dell’accordo sul prezzo con gli agricoltori del bacino Nord Italia, riprendiamo i contenuti dell’incontro con Anicav dello scorso 10 maggio, per rimarcare la resilienza di una filiera strategica per l’agroalimentare italiano
Pomodoro da industria: il made in Italy da valorizzare

Lo scorso 10 maggio, durante l’edizione 2023 di TuttoFood, si è tenuto il consueto appuntamento organizzato da Anicav in collaborazione con Assitol che ha visto protagonisti i tre alimenti pilastro della Dieta mediterranea: Pane, Olio e Pomodoro, da cui l’acronimo POP, coniato per l’evento dallo stesso Giovanni De Angelis, Direttore generale dell’Associazione Nazionale Industriali Conserve Alimentari Vegetali.

Il dibattito ha preso le mosse proprio dal tradizionale abbinamento tra i prodotti emblematici della cultura alimentare italiana, per poi aprire un confronto sui temi caldi che, nell’ultimo anno, hanno interessato, più di altre, le tre filiere. Le aziende e gli operatori dei rispettivi settori si sono trovati a fronteggiare il caro-energia, l’aumento dei costi delle materie prime, l’inflazione e gli effetti del cambiamento climatico.

Approfondiamo in questa newsletter i commenti di De Angelis, portavoce della resilienza e dell’importanza della filiera del pomodoro da industria per l’agroalimentare italiano.

QUALITÀ AL CONSUMATORE, SEMPRE

L’ultima campagna di trasformazione del pomodoro è stata la più difficile di sempre e i nostri industriali hanno dovuto far fronte ad una serie di rincari dei costi di produzione, in particolare delle materie prime e dei servizi collegati, cercando, nel contempo, di garantire la sostenibilità economica alle proprie aziende sforzandosi di non incidere in maniera troppo pesante sui consumatori finali pur mantenendo elevati standard qualitativi”, ha affermato De Angelis.

Continuare a garantire ai consumatori prodotti di grande qualità: questo l’imperativo con cui il settore del pomodoro ha lavorato affrontando le sfide del contesto. Garantire la qualità è anche l’obiettivo alla base degli accordi tra le parti (non ancora conclusi al momento dell’intervista ndr), che passa sia attraverso la selezione del prodotto fresco da processare, ma anche dal fatto che il processo di trasformazione avvenga nei tempi utili a mantenere nel prodotto trasformato la stessa bontà e caratteristiche qualitative della materia prima. “Il nostro è un comparto ad alta stagionalità, con una produzione concentrata in soli 45/60 giorni di lavorazione nel corso dei quali vengono prodotti i derivati del pomodoro che dovranno essere distribuiti nell’arco di 12/14 mesi. Per questo c’è una naturale esigenza di pianificazione,” spiega il Direttore generale.

PIÙ COESIONE, PIÙ VALORE

Quella del pomodoro è una filiera molto importante per l’agroalimentare italiano per l’impatto in termini di crescita di volumi e di valori nel mercato nazionale e globale. “Come filiera di prima trasformazione – ha ricordato De Angelis –necessita un rapporto integrato e di forte coesione con il mondo agricolo che rappresenta la base su cui poi l’industria che processa il prodotto può costruire al fine di occupare spazi commerciali importanti”. Nel 2022, le conserve rosse hanno confermato di essere assolutamente export oriented, destinando oltre il 60% delle produzioni all’estero.

La coesione (oggi raggiunta ndr) è fondamentale per guardare al futuro della filiera con grande ottimismo sapendo che c’è tanto potenziale da recuperare. Per una filiera da anni considerata una commodity dove la differenza di prezzo era l’unica variabile, oggi, con i rincari avuti, con le difficoltà affrontate dal mondo agricolo, da quello industriale e da tutto l’indotto, è necessaria la collaborazione di tutti gli attori del comparto per dare ancora più impulso e valorizzazione a un prodotto che rappresenta appieno la nostra tradizione made in Italy” ha concluso De Angelis.

L’INTERVISTA A TUTTOFOOD

© Riproduzione riservata