Food Summit Emilia-Romagna, la cooperazione al centro

Presso il BigBo di Fondazione Carisbo (Bo) è andata in scena la quarta tappa del progetto itinerante di Gruppo Food dedicato alle filiere. Con l'Emilia-Romagna assoluta protagonista
Food Summit Emilia-Romagna, la cooperazione al centro

In uno quadro caratterizzato da forti criticità sul fronte climatico ed economico spicca la forte resilienza delle filiere agroalimentari dell’Emilia-Romagna, la loro capacità di fare sistema per valorizzare il territorio e rendere i tanti prodotti di eccellenza sempre più competitivi. Il modello collaborativo, quindi, come motore di crescita delle filiere regionali e primo passo per accelerare i processi di innovazione sostenibile è uno dei principali asset che è stato più volte sottolineato nel corso del Food Summit Emilia-Romagna, quarta tappa del progetto promosso da Gruppo Food insieme al Main Partner Agribusiness Intesa Sanpaolo, ai Gold Sponsors Molino Casillo e Consorzio Prosciutto di Parma e ai Technical Partners NIQ e BVA Doxa.

“Consapevoli che l’emergenza climatica e le turbolenze di mercato saranno la nuova normalità – ha precisato Francesca Zecca, Vicedirettore Food e moderatrice del convegno –, il nostro compito è focalizzarci sulle soluzioni che possano garantire continuità al business non solo in questo particolare momento, in cui ancora si calcolano i danni della recente alluvione, ma nel lungo periodo e in un’ottica di prevenzione. A questo proposito vale la pena ricordare che l’Emilia-Romagna con 44 filiere dedicate al circuito dei prodotti tipici rappresenta la regione con la più alta concentrazione in Europa per un valore che supera i 3 miliardi di euro. Nel comparto vinicolo si registrano 30 filiere certificate che, anche in questo caso, hanno un ruolo di assoluta eccellenza per l’intero sistema agroalimentare nazionale. In questo contesto, diventa centrale il ruolo delle filiere evolute, filiere smart ma anche allargate, che integrano soggetti non direttamente coinvolti nella parte produttiva, ma essenziali per creare un valore condiviso”.  

Sono 11mila le aziende medio piccole impattate dall’alluvione, di queste, 5mila fanno parte della filiera agroalimentare per un valore di ricostruzione che sfiora il miliardo e mezzo. Un piano di azione a sostegno di queste realtà arriva da Intesa Sanpaolo. “L’intervento di Intesa Sanpaolo si è concentrato su due fronti: sostegno alle famiglie e continuità per le imprese – ha fatto sapere Massimiliano CattozziResponsabile Direzione Agribusiness Intesa Sanpaolo –. Sul primo fronte abbiamo sospeso le rate di pagamento dei finanziamenti per 24 mesi e restituito le quote di interessi sui mutui delle case danneggiate dall’acqua. Siamo stati anche promotori di una raccolta fondi in cui la banca ha contribuito con cinque milioni di euro. Per le imprese abbiamo agito con interventi di urgenza, come la bonifica dei terreni, la sarchiatura dei campi e la ricostruzione dei magazzini. Ma abbiamo adottato anche soluzioni a medio e lungo termine per far ripartire le imprese, sospendendo le rate dei pagamenti per 24 mesi e finanziando fino al 100% i costi di ricostruzione con 36 mesi di preammortamento”.

LO SCENARIO ECONOMICO

Ma in quale contesto si troveranno a operare le imprese nei prossimi mesi? “L’incertezza sarà ancora protagonista a livello globale – ha commentato Stefania Trenti, Head of industry research, Direzione Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo –. La crescita dell’economia è sottotono con un Pil mondiale che è sceso dal 3,1% nel 2022 al 2,2% nel 2023. Il rallentamento tocca gli Stati Uniti ma è più marcato in Europa e colpisce duramente la Germania, mentre l’Italia fa meglio della media europea. La Cina invece mostra un Pil in rialzo. Tornando in Italia, il picco dell’inflazione dovrebbe essere ormai alle spalle, ma l’inflazione core è ancora alta rispetto agli obiettivi delle banche centrali che manterranno politiche monetarie restrittive più a lungo, in modo da frenare la domanda e scoraggiare il trasferimento dei rincari sui prezzi finali. Soffrono le vendite al dettaglio, ma in compenso gli italiani stanno spendendo di più nel fuoricasa”. Non mancano però importanti segnali positivi. “La tenuta dell’occupazione (assieme al calo dell’inflazione) dovrebbe favorire un ritorno in positivo del reddito disponibile reale da fine 2023, facendo ben sperare per la ripresa dei consumi – ha sottolineato Trenti –. Un altro aspetto che dovrebbe aiutare la crescita è l’esportazione: nonostante una frenata nella domanda, le potenzialità del made in Italy sono ancora allettanti”.

IL CONSUMATORE CHIEDE, INDUSTRIA E DISTRIBUZIONE RISPONDONO

Dopo l’analisi dello scenario macro-economico, la parola è passata a Daniela Conti, Head of FMCG BU BVA Doxa che ha fatto luce sui desideri, i comportamenti e le esigenze dei consumatori mostrando così i percorsi che i brand possono intraprendere per aumentare l’attrattività. “In un contesto di policrisi, l’individuo ha bisogno di rifocalizzarsi su se stesso e di riprendere il controllo delle proprie scelte. Alle aziende chiede semplificazione e trasparenza dell’offerta. Altro fattore chiave è la responsabilità nei confronti dell’ambiente. La preoccupazione rispetto ai cambiamenti climatici è un argomento mainstream e di grandissima attenzione e i consumatori cercano aiuto, informazione e istruzioni su come migliorare la propria capacità di essere ecocompatibili. Come consumatori si aspettano contributi attivi e concreti da parte dei brand di cui sono clienti: in questo senso la capacità di coniugare il localismo alla sostenibilità è un plus”.

Diverse le testimonianze delle imprese che si sono alternate sul palco per raccontare esperienze virtuose in difesa del territorio. Talvolta con atti eroici di vera solidarietà, come ha riportato Stanislao Fabbrino, Ad Deco Industrie e presidente Fruttagel, nel ricordare i soci della Cooperativa agricola braccianti (Cab Terra) che per risparmiare la città di Ravenna dall’alluvione hanno aperto gli argini inondando i propri ettari di terreno e perdendo tutti i raccolti. “La siccità prima e l’alluvione poi – ha rimarcato Fabbrino – hanno danneggiato pesantemente l’intera filiera ortofrutticola, in particolare sono a rischio gli alberi da frutto”

Un esempio di impresa sostenibile è quello presentato da Gruppo Caviro che ha visto aumentare il proprio fatturato da 320 milioni di euro nel 2018 a 418 milioni di euro nel 2022 puntando su un sistema di economia circolare. “Con il progetto Legàmi di vite – ha raccontato Silvia Buzzi, HSE & Sustainability manager Caviro Extra – abbiamo dimostrato che anche aziende competitor possono fare sistema per creare un modello di business sostenibile trasformando gli scarti della vinificazione in nuovi prodotti: mosti per aceto balsamico, polifenoli per l’industria farmaceutica, energia elettrica che rivendiamo come biofuel e fertilizzanti”.

A favore dell’importanza di fare sistema per raggiungere dimensioni che permettono di essere competitivi sui mercati internazionali e spingere l’innovazione si è dichiarato anche Maurizio Moscatelli, Direttore generale Granterre. “Per vincere occorre uscire dalla logica del ‘piccolo è bello’, ma in questa transizione è fondamentale che anche lo Stato favorisca e sostenga le aggregazioni con politiche ad hoc”. 

La necessità di fare sistema e trovare sinergie sul territorio coinvolge da vicino anche la distribuzione. Importanti spunti di miglioramento per aiutare il consumatore a fronteggiare il calo del potere d’acquisto sono arrivati da Domenico Brisigotti, Direttore generale Coop Italia, Alessandro Camattari, Direttore commerciale e marketing D.It e Marco Mandolesi, Responsabile Settore Deperibili CIA Conad che hanno riferito su particolari iniziative e strategie assortimentali.

LA FORZA DEL MADE IN EMILIA-ROMAGNA

Il Parmigiano Reggiano Dop e il Prosciutto di Parma Dop sono fra le eccellenze agroalimentari regionali top of mind a livello mondiale. Il primo sta vivendo un momento d’oro, grazie anche alla capacità del Consorzio di aver saputo comunicare i valori distintivi del prodotto. “Per sostenere e sviluppare la domanda, abbiamo previsto un piano di investimenti in comunicazione e sviluppo domanda, soprattutto sui mercati esteri, oltre a sostenere i caseifici valorizzando una produzione sostenibile e di qualità” ha dichiarato Nicola Bertinelli, Presidente Consorzio del Parmigiano Reggiano

Sull’importanza di promuovere di più e meglio le eccellenze del territorio si è espresso anche Federico Galloni, Vicepresidente Consorzio del Prosciutto di Parma. “A questo proposito il rinnovo del Disciplinare di produzione del Prosciutto di Parma è un importante passo avanti verso la qualità del prodotto, nonostante i ritardi dovuti alla burocrazia. Come Consorzio stiamo lavorando per promuovere una ‘comunicazione sul campo’ attraverso l’apertura al pubblico dei prosciuttifici e delle aziende agricole; altre attività sono invece finalizzate a promuovere il prodotto sui mercati esteri”.

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