Olio d’oliva, annata da bollino nero

Raccolto scarso, i prezzi lievitano. Coldiretti stima un calo di produzione del 25 per cento, per Confagricoltori si teme il 50

Scende in picchiata la produzione dell’olio d’oliva in Italia. Tra resa scarsa, siccità, bombe d’acqua e parassiti sempre in agguato, le previsioni per la stagione del 2023 parlano di una riduzione drastica, che oscillerà tra il 25 per cento dichiarato da Coldiretti e il 50-60 per cento stimato invece Confagricoltura. Ma prima ancora delle cause, sono le conseguenze quelle che spaventano. Come ricorda il Presidente Confagricoltura Francesco Colpizzi, il timore è che l’olio d’oliva italiano perda mercato: che venga cioè sostituito con altri prodotti, di qualità inferiore ma anche molto meno cari.

Non tutti hanno un palato esigente come chi è nato qui – spiega Colpizzi –. C’è il rischio che nel mondo i consumatori virino su altro. Gli oli portoghesi stanno a 8 euro al litro, e ci sono oli trattati e miscele chiamati ’condimenti’ che costano ancora meno. La flessione c’è stata, come in altri paesi, sono fasi cicliche della fioritura. L’alternanza della produzione è in parte un fenomeno naturale. Noi dobbiamo essere bravi a valorizzare i marchi e le nostre sigle”.

Secondo le prime stime, un litro di olio toscano si potrà trovare in vendita intorno ai 15-16 euro. Un aumento dei costi intorno al 38 per cento, tra energia e raccolta scarsa (meno olive ci sono sugli alberi più si spende per prenderle), ha ovviamente influito sui prezzi.

CLIMA, LA PRIMA CAUSA DI SCARSA PRODUTTIVITÀ

La mosca olearia, tra i parassiti più dannosi per gli olivi, quest’anno non ha fatto troppi danni. Ma per il Consorzio di tutela dell’Olio Extravergine Toscano Igp e Coldiretti, i guasti non causati dall’insetto li ha compensati il clima. Un maggio molto piovoso ha bloccato l’impollinazione dei fiori, e questo ha portato ad una riduzione delle olive per ramo. Poi sono arrivate le bombe di calore di luglio e agosto. “Le piante sono andate sotto stress e hanno iniziato a ’scartare’ le olive che non riuscivano a portare a maturazione – spiega il Presidente del Consorzio Fabrizio Filippi –. Chi ha potuto irrigare è riuscito a recuperare quote di produzione, ma per tutti gli altri è stata dura. Sarà una delle annate più faticose di sempre”.

IL FUTURO: RISCHI E PROSPETTIVE

In futuro la riduzione nel fiorentino sarà più marcata rispetto alle zone costiere, ma a livello nazionale i dati mostrano che il problema è generalizzato. Per il Consorzio c’è solo una strada per sopravvivere: investire in infrastrutture per irrigare gli olivi durante i periodi secchi. “Non solo in Toscana ma in tutto il Paese – sottolinea Filippi –. Le aziende devono essere messe nelle condizioni di poter stoccare acque piovane e di impiegarle quando necessario”.

Anche per Confagricoltura, e per vari imprenditori, superare l’obsolescenza del settore e della coltivazione nel territorio è uno dei passi fondamentali per rimanere competitivi. L’unica consolazione è che la qualità dell’olio italiano resta comunque molto alta. Purtroppo, però, una quantità ridotta di olive si traduce in un aumento dei costi e in un rischio per la competitività internazionale del prodotto.

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