Olio evo, il rilancio passa dalle Indicazioni geografiche 

Il tavolo promosso da Origin Italia, con Consorzi di tutela e filiera, punta a un obiettivo comune: investire sul valore delle Ig, diffondendo la cultura della qualità. Secondo le rilevazioni di Ismea, è l’export a trainare il comparto con +7% a valore
Olio evo, il rilancio passa dalle Indicazioni geografiche 

È in occasione della conferenza promossa da Origin Italia dal titolo ‘Olio Extravergine d’Oliva: il fattore Ig’ che sono stati presentati da Ismea gli ultimi dati relativi il comparto olio evo italiano: con 456 mila tonnellate di consumo interno (8,2 litri pro-capite), l’Italia è il maggior consumatore di olio extravergine d’oliva. Il nostro Paese è anche il secondo produttore mondiale, con 290 mila tonnellate prodotte nel 2023 e il secondo esportatore con 359 mila tonnellate nel 2022. L’export si conferma brillante nelle performance anche nel 2023, con una crescita del +7 per cento. I consumi si registrano principalmente entro il confine comunitario, ma sono in incremento anche nei paesi extra Ue.

“L’olio extravergine d’oliva in totale rappresenta ancora solo il 4-5% dei consumi mondiali di grassi e questo significa che abbiamo un buon margine di crescita del mercato soprattutto in paesi dove non c’è ancora tradizione di consumo – commenta il Direttore generale Ismea, Maria Chiara Zaganellie sono tanti gli strumenti a disposizione per la crescita del settore, soprattutto Dop Igp, dal Pnrr ai fondi dei nuovi piani di Sviluppo Rurale, oltre alle misure legate all’Eco-Schema 3 della Pac e agli interventi settoriali”.

All’incontro svolto a Roma, nella Sala Cavour del Masaf, ha preso parte la filiera italiana con gli interventi delle associazioni di categoria rappresentate da Davide Granieri, Presidente Unaprol, e Tommaso Loiodice, Presidente Unapol. Presenti anche alcuni Consorzi di tutela tra i quali quello dell’olio evo della Riviera Ligure Dop, con il Direttore Giorgio Lazzaretti, Fabrizio Filippi, Presidente Consorzio dell’olio evo Toscano Igp e Mario Terrasi, Presidente Consorzio tutela olio evo Sicilia Igp. E infine Martino Giuliano, Direttore Consorzio Italia Olivicola, Michelle Sonnessa, Presidente Associazione Città dell’Olio e altre realtà della filiera.

LA DOP ECONOMY COME VOLANO PER LA CRESCITA

Sono 42 le Dop e 8 le Igp dell’olio extravergine d’oliva lungo lo Stivale: dai terrazzamenti liguri alle colline umbre e toscane, dalle piane pugliesi alle valli siciliane, dalle pendici dei monti abruzzesi ai laghi, l’extravergine d’oliva italiano si esprime con oltre 500 varietà di olive. Un patrimonio inestimabile, come dimostrano gli oltre 1,16 milioni di ettari a olivo coltivati da 619 mila aziende agricole, di cui il 61% di meno di un ettaro, e i 4.352 frantoi attivi. Sono invece 23.500 gli operatori impiegati nel settore e 24 i Consorzi di tutela riconosciuti dal Masaf.

“Occorre realizzare nel comparto dell’olio extravergine d’oliva quello che è stato fatto per altri settori di successo della Dop Economy – spiega Cesare Baldrighi, Presidente Origin Italiaa questo scopo occorrono politiche e scelte che puntino sulla direzione della valorizzazione e della crescita della filiera Dop Igp e il consolidamento dei Consorzi di tutela. Ci auspichiamo che da oggi si possa tracciare un nuovo percorso per l’olio evo”.

E se nei primi nove mesi del 2023 il volume delle vendite è calato dell’11%, secondo le rilevazioni di Ismea, è invece cresciuto il valore (+16%) con, in particolare, il prezzo medio dell’extravergine d’oliva in aumento del +30 per cento.

“Quella dell’extravergine d’oliva italiano è un’altra filiera di grande territorialità, qualità, espressività del nostro made in Italy – racconta il Ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigidaha tutte le potenzialità del vino, ma ci stiamo lavorando, a partire dalla lotta contro il nutriscore e poi dal Pnrr tante misure per il rilancio del settore, grazie anche a un lavoro di squadra con i Consorzi di tutela”.

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