Petti punta sulla comunicazione

Focus sull’espansione all’estero per l'azienda, forte di una campagna 2023 che ha consentito di processare circa 600.000 quintali di pomodoro (+70% rispetto al 2022), nonostante il notevole aumento dei prezzi
Petti punta sulla comunicazione

La campagna di produzione 2023 può essere definita come una scommessa vinta per la Italian Food del Gruppo Petti, nonostante una partenza difficile per tutto il comparto conserviero, che ha dovuto farsi carico di costi produttivi più alti di circa il 50% rispetto al 2022.

Siamo molto soddisfatti della stagione di produzione che si è appena conclusa, sia in termini di volumi sia di qualità. Abbiamo lavorato del buon pomodoro toscano che ci ha consentito di mantenere alto lo standard qualitativo del prodotto finito; con piena soddisfazione di tutto il nostro organico, che durante questa campagna da pomodoro fresco si è ampliato di circa 150 lavoratori stagionali, e di tutto l’indotto che occupa più di 2.000 addetti” dichiara Pasquale Petti, Direttore generale Italian Food.

IL NODO DELLA TRATTATIVA

La trattativa sul prezzo del pomodoro fresco è stata la più lunga e complessa della storia, e si è conclusa con il riconoscimento alla parte agricola dell’aumento più cospicuo di sempre: +40% per il pomodoro convenzionale e, di conseguenza, anche per il prodotto biologico. L’accordo per il distretto del Centro-Nord Italia si è chiuso con il prezzo record di 150 €/ton, che ha toccato picchi di 160-165 €/ton. Infatti, i trapianti tardivi dovuti alle anomalie climatiche e le continue precipitazioni lo scorso maggio hanno costretto tutte le industrie conserviere a effettuare vari fermi produttivi a settembre per il conferimento di quantità elevate di pomodoro verde non ancora maturo.

Questo incremento del prezzo della materia prima, sommato ai costi energetici che, se pur più calmierati rispetto alla follia del 2022, non sono mai tornati ai livelli pre pandemia del 2019/2020, ai continui e consistenti rincari del packaging e degli imballaggi industriali degli ultimi tre anni e all’aumento del costo del carburante, che non conosce tregua, ci hanno costretto a sostenere un importante sforzo finanziario – afferma il Dg –. Ma abbiamo fatto il possibile affinché le ripercussioni di questi incrementi impattassero il meno possibile sui prezzi per i nostri clienti e soprattutto per il consumatore finale. Abbiamo dovuto comunque effettuare un aumento minimo di listino alla Gdo, proprio per garantire l’alta qualità e la continuità delle forniture”.

PRODUZIONE IN AUMENTO

“Grazie ad un clima mite, nel nostro stabilimento toscano, che produce i prodotti a marchio Petti e private label di alta qualità italiane e internazionali, la produzione da fresco è proseguita fino a oltre la metà di ottobre arrivando a processare circa 600.000 quintali di pomodoro: +70% di materia prima lavorata rispetto al 2022 – dichiara Petti –. Inoltre, stiamo già pianificando la campagna di produzione 2024 cercando di coinvolgere il maggior numero possibile di agricoltori della Val Di Cornia e zone limitrofe, per incrementare significativamente la quantità di ettari coltivati a pomodoro fresco da industria nel nostro territorio”.

Pasquale Petti, Direttore generale Italian Food

PIÙ INVESTIMENTI IN COMUNICAZIONE

Il 2024 sarà un anno di rilancio per il marchio Petti, a partire dalla“realizzazione di una campagna di comunicazione nazionale incentrata sulla tradizione e sui valori del brand – afferma Pasquale Petti –. Il forte legame con il territorio toscano continuerà ad essere il leitmotiv del nostro storytelling, che verrà veicolato con una pianificazione cross media a livello nazionale”.

Petti prevede di aumentare gli investimenti in marketing e comunicazione di circa il 60% rispetto al 2023, con “ambiziosi obiettivi di crescita in Italia in termini di sell out e quote di mercato. Dopo la veicolazione a livello nazionale, nel primo trimestre 2025 prevediamo poi di declinare la campagna di comunicazione sui mercati esteri per noi più strategici, in primis Francia e Olanda, puntando a raddoppiare il turnover entro due anni nonostante crescite già importanti: rispettivamente +20% e +40% in confronto al 2022”.

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