Loacker, brand ad alta quota

Lo sviluppo del gruppo dolciario passa da una continua internazionalizzazione del marchio, così come dalla ricerca di nuovi prodotti che mediano tra indulgence e benessere. Sven Rossi, Business director, racconta il futuro di Loacker
Loacker, brand ad alta quota

La svolta è arrivata con la seconda generazione: nel 1969 il figlio di Alfons Loacker, Armin, ebbe l’intuizione di procurarsi un forno automatizzato per wafer, aumentando la produzione del 500 per cento. Il resto è storia, con l’apertura di altri stabilimenti, la conquista dei mercati internazionali, primi fra tutti Medio Oriente e Asia, e lo sviluppo della comunicazione, grazie all’iconico packaging rosso e all’ingresso dei celebri gnomi nella pubblicità. Giunto alla terza generazione, oggi Loacker è indiscusso leader mondiale del mercato dei wafer premium: presente in oltre 100 paesi, sviluppa un fatturato di 418,3 milioni di euro, di cui il 70% realizzato all’estero e in crescita del 12% rispetto al 2021 e del 52% rispetto all’ultimo decennio.

Ad approfondire le ragioni di questa costante evoluzione e a illustrare gli obiettivi futuri dell’azienda dolciaria altoatesina è Sven Rossi, Business director Italy Loacker, raggiunto da Food alla sede commerciale di Bolzano.

Negli ultimi 10 anni avete raddoppiato il fatturato e oltre a essere leader in Italia, siete diventati leader mondiali nella categoria wafer premium: quali sono i fattori che hanno contribuito a questo risultato e come si è chiuso il 2023 per il vostro gruppo? Nel 2023 abbiamo consolidato questo posizionamento e nel 2024 la forte pressione inflattiva ci spingerà a dover focalizzare le nostre energie soprattutto sullo sviluppo della categoria core del wafer, dove Loacker si conferma brand leader, con una quota a valore del 51,8%, un’awareness del 97% e una distribuzione ponderata del 98,5 per cento. Lo faremo intercettando i nuovi trend di consumo, legati soprattutto al ‘better snacking for you’. La sfida dell’innovazione continuerà a essere centrale per Loacker che, in qualità di category captain, ha il dovere di far evolvere la categoria.

Attualmente, la sfida principale per i produttori del settore dolciario è trovare la cosiddetta ‘right balance’ tra il piacere indulgente e l’attenzione al benessere. Qual è la ricetta di Loacker su questo fronte? Mi lasci usare questa metafora: come si fa a produrre macchine sempre più sicure, ma che siano allo stesso tempo anche veloci? Anche l’industria dolciaria, esattamente come quella automobilistica, è chiamata a creare prodotti ricchi di gusto, ma sempre più sani. Un brand eccellente deve essere in grado di combinare entrambi i desiderata.

Anche la visione sostenibile di Loacker è un asset importante per dare valore alla marca, nel vostro caso ruota attorno a cinque principi cardine: filiera, imballaggio, piacere senza rimorsi, neutralità climatica e responsabilità verso i collaboratori. Si tratta di un’impostazione che vi sta remunerando? L’obiettivo di Loacker è uno sviluppo sostenibile che superi la sola tutela dell’ambiente per abbracciare anche la responsabilità sociale ed economica, ma è una scelta di campo portata avanti da tempo, in altre parole una vocazione fin dalle origini. Non abbiamo intrapreso questa strada per avere un ritorno economico, lo abbiamo fatto perché ci abbiamo sempre creduto. Non è ancora molto chiaro invece quanto l’istanza della sostenibilità incida sulle reali decisioni di acquisto.

Nel 2025, Loacker taglierà il traguardo dei 100 anni. Come immagina il futuro di questa azienda? Loacker continuerà a conservare il carattere di impresa a conduzione familiare profondamente radicata nel territorio. Da premium brand, la sfida sarà continuare a creare esperienze d’acquisto significative per i consumatori e ‘accompagnarli dentro al mondo Loacker’. Per raggiungere questo obiettivo, sarà essenziale perseguire una strategia multicanale. Sempre più strategico sarà anche il ruolo dell’out of home, capace di offrire quell’esperienza sempre più ricercata dai consumatori.

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