Bitto e Valtellina Casera, crescono valore alla produzione e al consumo

In cinque anni i due formaggi tipici lombardi hanno visto aumentare il proprio valore a doppia cifra. Boom per il Casera: +32,2%
Bitto e Valtellina Casera, crescono valore alla produzione e al consumo

Il valore di Valtellina Casera e Bitto continua a crescere: in cinque anni i due formaggi Dop simbolo della Valtellina hanno messo a segno un +18,2% di valore alla produzione e un +13% di valore al consumo. Il fatturato complessivo si attesta a 13,7 milioni di euro, con un valore al consumo di 26,2 milioni.

Il Casera, in particolare, negli ultimi cinque anni è stato protagonista di un vero e proprio boom, sia a volume (+10,2%) sia a valore (+32%). La produzione oggi si attesta a 15.236 tonnellate per un valore di 11,8 milioni di euro (+2,3% sul 2022). Nell’ultimo anno è cresciuto anche l’export, che ha sfiorato un aumento del +3,4 per cento.

Valtellina Casera Dop

Le campagne di comunicazione, accompagnate da una crescente sinergia tra produttori e stakeholder del territorio, hanno portato i frutti sperati – commenta il presidente del Consorzio di Tutela Valtellina Casera e Bitto, Marco Deghi –. Ai risultati eccellenti raggiunti dal Valtellina Casera in termini di fatturato e produttività si aggiungono quelli realizzati attraverso la campagna di valorizzazione del Bitto, a cui hanno aderito all’unanimità tutti i soci. Un passo avanti che ha permesso un forte innalzamento della qualità delle oltre 12.430 forme marchiate con la Dop, superiori quest’anno di quasi tre punti percentuali rispetto alla media qualitativa 2022. A questi si abbina una maggiore remunerazione del prodotto”.

BITTO, SOSTEGNO AI PRODUTTORI

La produzione del Bitto è in contrazione (-39% in cinque anni), per le difficoltà insite nella lavorazione (caratteristiche peculiari del formaggio sono la transumanza e lavorazione in loco in alpeggio, entro un’ora dalla mungitura) e, in parte, per il complicato passaggio generazionale. A ciò si affiancano annate difficili come il 2022, caratterizzato da una forte siccità che ha influito negativamente sulla produzione in termini quantitativi.

Il nostro intento – ha dichiarato Deghi – è continuare a tutelare e valorizzare un formaggio eroico, che conta purtroppo sempre meno produttori (47 gli alpeggiatori, a fronte di 56 nel 2018). Anche per questo, con il Ctcb abbiamo attuato un programma di sostegno che prevede un tecnico esperto in alpeggio a disposizione di tutti i nostri soci che supporti il produttore in tutte le fasi di produzione; dalla mungitura in loco alla stagionatura del formaggio, per ottenere il prodotto migliore e il più remunerativo possibile. Continueremo a perseguire la strada della qualità, che è l’unico strumento per continuare a far vivere la tradizione di questo formaggio di montagna unico”.

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