Peste suina: primo caso in provincia di Parma

Cinghiale trovato morto in Appennino, nel comune di Tornolo. Autorità e operatori preoccupati per la presenza della Psa nei pressi di zone storicamente vocate alla produzione di salumi Dop
Peste suina: primo caso in provincia di Parma

È stato rinvenuto il primo caso di peste suina africana in provincia di Parma, in un cinghiale trovato morto da un cacciatore nel comune di Tornolo, vicino al confine con la Liguria. Una notizia preoccupante per tutti gli operatori della filiera, considerando che il ritrovamento è avvenuto in una zona storicamente vocata alla suinicoltura, base per la produzione di pregiati salumi Dop.

La carcassa è stata scoperta nel corso di una battuta per la ricerca di potenziali animali infetti, segnalata all’Ausl di Parma e all’Istituto zooprofilattico sperimentale della Lombardia e dell’Emilia-Romagna che ha provveduto all’esame anatomo-patologico, rilevando le lesioni tipiche della Psa. Dopo il caso registrato in provincia di Piacenza lo scorso novembre, il virus arriva in un’altra provincia strategica per il settore suinicolo e la produzione di salumi.

LA PREOCCUPAZIONE DELLE AUTORITÀ

Siamo di fronte ad una situazione estremamente critica, per la quale occorre affrontare i mesi a venire in modo coordinato e con vero spirito emergenziale”, non nasconde la preoccupazione il Presidente della Provincia di Parma, Andrea Massari, secondo il quale è necessario “prima di tutto incentivare l’attività di contenimento dei cinghiali e di monitoraggio delle carcasse per impedire la diffusione del virus, utilizzando a pieno, senza indugio, i contributi economici e il supporto tecnico che le strutture regionali forniscono per supportare la Provincia e la preziosa collaborazione prestata da tanti Atc del nostro territorio”.

Secondo il Presidente della Provincia di Parma “è mancato completamente il coordinamento generale da parte della struttura commissariale, e ciò ha fatto sì che si siano adottate misure differenti nelle diverse regioni; in particolare rispetto all’evidente necessità di allineamento dei calendari venatori, che non hanno certo contribuito alla limitazione dell’espansione del virus al di fuori dei territori interessati nella prima fase della comparsa della malattia”.

Da qui la necessità di sostenere subito con incentivi tutta la filiera affinché “sui cinghiali abbattuti possano essere fatti rapidamente i controlli di positività e l’eventuale smaltimento delle carcasse positive e il libero autoconsumo per le spoglie negative”.

PESTE SUINA AFRICANA: INTERVENTI URGENTI

Gli Assessori regionali Alessio Mammi (Agricoltura e Caccia) e Raffaele Donini (Politiche per la Salute) aggiungono che “il ritrovamento di un caso positivo, seppure in una zona già sottoposta a restrizioni, e poco distante da quelli ritrovati in passato nel territorio ligure desta preoccupazione e necessita di grande attenzione per le gravi ripercussioni che potrebbe comportare una diffusione ad altre aree dell’Emilia-Romagna. Da due anni il virus è nel nostro Paese e la sua diffusione è elevata, come evidenziano i focolai lombardi e i ritrovamenti in tutta la Penisola”.

Tra gli interventi per mettere in sicurezza il patrimonio zootecnico, la Regione ha avviato in questi giorni un secondo bando rivolto alla biosicurezza degli allevamenti, che mette a disposizione delle imprese cinque milioni di euro. Un terzo bando uscirà a breve e permetterà di dare risposta a tutte le domande ricevute.

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