L’Algoritmo: Quale beneficenza?

Il caso di Chiara Ferragni e la controversia relativa alle iniziative di beneficenza sottolineano l'importanza del rispetto dei principi di trasparenza e accountability nel marketing sociale e nelle campagne di cause-related marketing
L’Algoritmo: Quale beneficenza?

L’“incidente” del caso Chiara Ferragni evidenzia le conseguenze legali, finanziarie e di reputazione associate alla pratica del charity washing. Essendo un caso ancora aperto, per corretto e dovuto rispetto verso le parti in causa, mi astengo dal giudicare, non avendone peraltro neanche licenza, tentando però di condividere con voi tutti, cari lettori, una semplice analisi di marketing e le possibili conseguenze sul terzo settore.

DANNI ECONOMICI E DI REPUTAZIONE

Nel contesto del caso Ferragni-Balocco, i fattori critici includono innanzitutto la violazione della trasparenza. La mancanza di chiarezza su come i fondi raccolti sarebbero stati effettivamente destinati alla beneficenza ha indotto il pubblico a credere erroneamente che una quota maggiore dei proventi fosse destinata al supporto della causa, violando i principi etici e normativi di comunicazione commerciale onesta e trasparente. Peraltro, le sanzioni economiche imposte a Balocco e alle società di Ferragni dimostrano le implicazioni legali dirette di tali pratiche ingannevoli.

Oltre alle conseguenze legali e finanziarie, il caso ha avuto un impatto significativo sull’immagine e sulla reputazione di Chiara Ferragni e dell’azienda Balocco. Il danno reputazionale si è tradotto in una perdita di fiducia da parte dei consumatori e dei partner commerciali e potrebbe avere effetti a lungo termine sul valore del brand e sulla sua capacità di attrarre e mantenere clienti e collaborazioni. In conclusione, questo caso funge da monito per aziende e influencer sull’importanza di adottare pratiche etiche di marketing e comunicazione, specialmente quando si tratta di iniziative legate a cause sociali o benefiche. La trasparenza, l’autenticità e un impegno genuino sono essenziali per costruire e mantenere la fiducia del pubblico e per evitare le gravi ripercussioni legali, finanziarie e di immagine associate al charity washing.

FIDUCIA E CONVERSIONE

Per un’analisi più tecnica del potenziale impatto di controversie come il caso Ferragni sulla beneficenza, possiamo considerare diversi fattori chiave che influenzano la decisione di donare. Questi includono la fiducia, la percezione dell’impatto, e la visibilità delle iniziative di beneficenza. Esaminiamo come questi elementi possono essere influenzati. La fiducia è fondamentale in qualsiasi relazione, inclusa quella tra donatori e organizzazioni benefiche. Una controversia può erodere questa fiducia, in particolare se coinvolge questioni di trasparenza o integrità. Una diminuzione della fiducia può portare a una riduzione delle donazioni, poiché i potenziali donatori potrebbero temere che i loro contributi non vengano utilizzati come promesso. In sintesi, il tasso di conversione delle donazioni che diminuisce è esemplificativo di fiducia erosa. 

Un secondo tema è l’engagement sui social media: la reazione del pubblico alle comunicazioni delle organizzazioni benefiche sui social media può fornire insight sulla percezione della loro affidabilità. La percezione dell’impatto delle donazioni è un altro fattore critico. Se i donatori credono che le loro contribuzioni facciano una differenza tangibile sono più propensi a donare. Le controversie possono offuscare questa percezione, soprattutto se vi è incertezza sull’uso dei fondi raccolti. 

Le controversie possono avere un impatto tangibile sulla beneficenza, influenzando la fiducia, la percezione dell’impatto, e la visibilità delle iniziative di beneficenza. Tuttavia, attraverso la trasparenza, una comunicazione efficace, e dimostrando un impatto tangibile, le organizzazioni possono lavorare per mitigare questi effetti negativi e mantenere o addirittura aumentare il supporto per le loro cause. 

LA PROPOSTA LEGISLATIVA

Per finire, la conseguenza legislativa più diretta: il Ddl Beneficenza (o Ddl Ferragni), in risposta a casi di marketing ingannevole legati alla beneficenza. Il decreto legge prevede l’obbligo di indicare sulle confezioni dei beni commercializzati anche a scopi benefici il soggetto destinatario dei fondi raccolti e la finalità della campagna; in aggiunta si dovrà indicare l’importo che si intende donare se predeterminato o la percentuale del prezzo di vendita, parametrate agli acquisti da destinare in beneficenza. Informazioni, queste, che dovranno essere comunicate dai medesimi produttori e professionisti alle autorità garante della concorrenza del mercato.

Inoltre, al fine di garantire maggiore trasparenza per la tutela dei consumatori occorrerà comunicare non solo il termine entro il quale si prevede il versamento della somma di destinatari dell’iniziativa benefica, ma anche quello in cui il pagamento è avvenuto. Per rispondere al quesito se la beneficenza ne beneficerà: all’inizio avremo potenzialmente una diminuzione generalizzata delle donazioni, ma la sicurezza morale delle iniziative darà sicuramente un vantaggio all’intero terzo settore.

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