
Tra i prodotti tipici italiani che rischiano di più con i dazi Usa all’Unione Europea – al 30% dal primo agosto prossimo, stando alla lettera spedita sabato scorso dal Presidente Donald Trump – i formaggi occupano una posizione di particolare rilievo. Anche perché sul dairy italiano negli Stati Uniti gravano già dazi del 15%.
Antonio Auricchio, Presidente del Consorzio del Gorgonzola Dop, si dice “amareggiato e preoccupato per le scelte dell’attuale amministrazione Usa, un paese a cui siamo legati da una storica alleanza, ma anche da profondi legami di amicizia e culturali. In questo contesto la scelta di imporre dazi al 30%, addirittura contro il 20% ufficialmente annunciato lo scorso aprile, desta grande preoccupazione per le aziende italiane. Per il settore lattiero-caseario la situazione è ancora peggiore perché questa percentuale rischia di aggiungersi al 15% già in vigore. Per il Gorgonzola Dop gli Usa sono un mercato che vale oltre tre milioni di euro con 387 tonnellate di prodotto esportate ogni anno. Considerando un prezzo medio al chilo di 10 euro, il Gorgonzola arriverà a costare ai consumatori americani circa il doppio del prezzo odierno”.
A dirsi preoccupato è anche Gianni Maoddi, Presidente del Consorzio di tutela del Pecorino Romano Dop, secondo il quale “la nostra fortuna, al momento, è che non abbiamo eccedenze produttive, la produzione 2024 è stata completamente venduta e la nuova produzione del 2025 è pronta per essere immessa sul mercato. Questo ci dà un minimo di margine operativo, ma non può bastare di fronte ad un eventuale blocco o rallentamento consistente delle esportazioni verso uno dei mercati più strategici per il nostro prodotto”. Secondo Maoddi “l’annuncio dei nuovi dazi da parte dell’amministrazione Trump sarà probabilmente l’ennesima notizia destinata a essere rivista o modificata nei prossimi mesi. Tuttavia, questo clima di incertezza non ci permette di lavorare con serenità. Il dazio attuale al 10%, combinato con il cambio sfavorevole del dollaro, già penalizza il nostro export. Con un aumento al 30%, è inevitabile che le vendite subiscano un rallentamento, e questo ci preoccupa seriamente”.
I produttori del Consorzio della Mozzarella di Bufala Campana Dop esportano circa il 10 per cento della produzione negli Stati Uniti, per un valore di 30 milioni di euro l’anno, “ma tra noi alcune aziende si sono specializzate nell’export e subiranno un enorme contraccolpo”, sottolinea intervistato da Repubblica il Presidente del Consorzio Domenico Raimondo. Mancano ancora stime ufficiali, ma “la presunta perdita potrebbe aggirarsi sul 40 anche 50 per cento del fatturato. Il rischio è di vendere molto meno. Oggi nei negozi alimentari in America la mozzarella costa tra 60 e 80 dollari al chilo. Al ristorante circa 200-250 dollari. Se aggiungiamo il 30 per cento è difficile credere che gli americani continueranno ad acquistarla”.
Il Grana Padano, il formaggio Dop più esportato al mondo, con i dazi americani al 30% subirebbe un danno economico tra i 75 e gli 80 milioni di euro all’anno. Si tratta di calcoli di massima, fatti in fretta e furia all’indomani dell’annuncio di Trump di sabato scorso, “perché nessuno, nemmeno nella peggiore delle ipotesi, si aspettava aumenti di questa portata”, ammette al Sole 24 Ore Stefano Berni, Direttore generale del Consorzio di tutela. “Un bell’assist per i produttori di formaggio del Wisconsin, che infatti sono tutti trumpiani. Già oggi l’American grana, o il parmesan, costano la metà dei formaggi Dop italiani. Con i dazi al 30% e 50 dollari al chilo, mi aspetto che i consumatori americani, che prima compravano tre pezzi di Grana, finiranno col comprarne solo due e per il terzo guarderanno ai prodotti made in Usa, risparmiando così 20 dollari al chilo”, sottolinea Berni. Oggi, il Grana Padano negli Usa costa 40 dollari al chilo. “All’inizio della sua presidenza Trump disse che ci avrebbe messo un dazio del 20%, che sommato al 15% ‘storico’ avrebbe voluto dire arrivare al 35%, poi è tornato a più miti consigli e ce lo ha applicato solo del 10%. Ad oggi, dunque, il Grana Padano si vende negli Usa con un dazio del 25% e così sarà fino al primo agosto”. Secondo Berni “le nostre esportazioni verso gli Usa caleranno del 20%. Vuol dire 40.000 forme di meno all’anno. Gli Stati Uniti oggi per noi sono il terzo mercato di sbocco mondiale, dietro la Germania e la Francia”.
Il Presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano Dop, Nicola Bertinelli, parla di “un danno enorme per un prodotto simbolo del made in Italy che rischia di perdere competitività su mercati strategici come quello statunitense, primo mercato estero per la nostra Dop. A fronte di un prezzo che, nei prossimi mesi, negli Stati Uniti potrebbe superare i 58 euro al chilo, è urgente una reazione politica chiara e coordinata da parte del governo italiano e delle istituzioni europee”.