Evento Food Social Impact: pubblico assiste a presentazione sulla sostenibilità alimentare.

Food Social Impact, le nuove rotte della sostenibilità

Impatto ambientale, qualità dei prodotti alimentari e condizioni socio-economiche. Sono questi i punti green in agenda per il settore f&b tricolore discussi dai professionisti di retail e industria nel corso dell’evento organizzato da Gruppo Food
Evento Food Social Impact: pubblico assiste a presentazione sulla sostenibilità alimentare.

L’evento “True food cost accounting: misurare l’impatto per governare il cambiamento nella filiera agroalimentare”, organizzato da Gruppo Food, ha acceso i riflettori su un settore agroalimentare italiano che, nonostante le complesse sfide, guarda al futuro con ottimismo. L’appuntamento si è tenuto martedì 16 settembre, presso gli spazi Sirtori26 a Milano, grazie al supporto di BNL BNP Paribas, Geoside e SIG Group in veste di Exclusive sponsors, Gruppo Acqua Minerale San Benedetto e Gruppo Consorcio come F&b sponsors, Up2You in veste di partner di ricerca, e con il patrocinio di ENEA, Fondazione Banco Alimentare e Sustainability Makers.

IL F&B ITALIANO COGLIE LA SFIDA: IL FUTURO È SEMPRE PIÙ GREEN

L’evento ha fatto da sfondo alla presentazione dei risultati di un significativo sondaggio condotto dal Gruppo Food sulla sua business community, che comprende 18.500 imprese tra industria alimentare e Gdo. Lo studio ha rivelato una prospettiva incoraggiante: oltre l’84% dei rispondenti ritiene che sia concretamente praticabile per il settore ridurre la propria impronta ambientale nei prossimi cinque anni. Al contempo, i principali fattori di impatto ambientale individuati sono il consumo di energia (53%) e acqua (42%), seguiti dalle emissioni di gas serra (35%) e dalla gestione dei rifiuti (27%). Lo studio ha anche evidenziato che la filiera di “carne e salumi” è percepita come quella con il maggior impatto ambientale (93% degli intervistati), seguita da surgelati (40%) e latticini (24%).

La responsabilità del comparto agroalimentare si estende anche alla qualità nutrizionale dei prodotti. Gli esperti interpellati credono che la “vera qualità” si costruisca prevalentemente a monte della filiera, identificando la produzione agricola/allevamento (78%) e la trasformazione industriale (56%) come le leve principali. Gli intervistati ritengono, inoltre, che i costi sanitari legati a diete non equilibrate dovrebbero essere inclusi nel prezzo finale dei prodotti (64% degli intervistati). Infine, tra i costi sociali “nascosti” più rilevanti sono state citate le condizioni di lavoro precarie/sfruttamento (62%), la bassa redditività per i produttori agricoli (53%) e le disuguaglianze nell’accesso a cibo sano e nutriente (42%). 

ISFA, IL PRIMO INDICATORE CHE SVELA I “COSTI NASCOSTI”

Un elemento chiave emerso dall’evento è stata la presentazione in anteprima dell’Indice di Impatto Socio-ambientale della Filiera Agroalimentare (ISFA). Sviluppato da Up2You, società benefit e B Corp, e commissionato da Gruppo Food, l’ISFA si configura come il primo indicatore per la misurazione e valorizzazione sistematica dei costi nascosti dei prodotti alimentari, quelli che la contabilità tradizionale non evidenzia. L’obiettivo è fornire informazioni complete e chiare, indispensabili per supportare l’efficientamento e guidare la transizione verso catene del valore più resilienti, eque e salutari per le persone e la biodiversità.

Ogni alimento ha un prezzo reale più alto di quello pagato alla cassa. La differenza, oggi, la stiamo pagando come collettività e in parte la pagheranno le generazioni future. Rendere visibili questi costi nascosti significa fornire al settore agroalimentare – e alla politica – gli strumenti per trasformare il problema in opportunità” – dichiara Alessandro Broglia, Chief Sustainability Officer Up2You.

IL RUOLO CHIAVE DELLA FINANZA PER ACCELERARE LO SVILUPPO SOSTENIBILE

Nel corso dell’evento, spazio anche per la discussione del ruolo assunto dalla finanza e dagli istituti di credito che, nel contesto attuale, assumono una posizione centrale per accelerare il cambiamento verso modelli di sviluppo responsabili. Come spiega Mariaelena Gasparroni, Responsabile Corporate Banking BNL BNP Paribas: “Il successo della transizione delle imprese dipenderà dalla loro capacità di integrare la sostenibilità nel modello di business: ciò significa che la responsabilità ambientale, e non, diventa un imperativo per crescita e accesso ai mercati. E, per molte, la sostenibilità è una realtà più che mai attuale”. 

Secondo lo ‘Study on the Transition of European SMEs and Midcaps 2025’ condotto da BNP Paribas su oltre 400 imprese in Italia il 91% delle aziende è già attivamente impegnato nella riduzione delle emissioni di gas serra e il 92% è stato colpito dagli effetti del cambiamento climatico negli ultimi tre anni, di queste il 53% ha subito perdite finanziarie – ha proseguito Alessio Ancillao, a capo del Green Desk BNL BNP Paribas –. In questo complesso scenario, gli istituti bancari sono chiamati a diventare dei fattori abilitanti e noi, come BNL BNP Paribas, ci siamo strutturati per rispondere alle nuove e trasformate richieste così da accompagnare aziende e mercati nella fase di transizione”. A far eco le voci dell’industria con Gianluca De Nardi, Chief Sustainability Officer Ecornatura Sì e Simone Santini, General Manager Gruppo Fileni.

AMBIENTE: L’IMPRONTA ECOLOGICA DEL PIATTO

Il panel si è focalizzato sulle strategie pratiche e le innovazioni necessarie per mitigare l’impatto ambientale lungo la catena del valore agroalimentare, nelle diverse fasi della filiera: dalla produzione primaria alla distribuzione. Chiara Faenza, Responsabile sostenibilità Coop Italia, ha dato voce all’ultimo tassello della filiera, mentre Davide Forlini, Marketing Manager Italy & South-East Europe SIG ha spiegato come il packaging possa contribuire: “Il packaging può rappresentare un elemento strategico per contribuire alla riduzione dell’impatto ambientale. In linea con il nostro impegno verso la sostenibilità, SIG compie un ulteriore passo avanti con il lancio della nuova confezione SIG Terra Alu-free + Full barrier: una struttura semplificata, priva di strato di alluminio, che garantisce stessa protezione e shelf life del prodotto assicurando una sostanziale riduzione delle emissioni”.

Ridurre le emissioni è possibile anche grazie a scelte che riguardano l’aspetto energetico, come spiegato da Fabio Tentori, Ceo Geoside: “Grazie a soluzioni concrete accompagniamo le imprese in un percorso che riduce consumi ed emissioni e allo stesso tempo migliora la produttività. I dati lo dimostrano: un impianto fotovoltaico ben dimensionato può coprire dal 30% al 70% del fabbisogno energetico, con risparmi fino a 200 euro per ogni MWh autoconsumato. È la prova che sostenibilità ed efficienza non sono un costo, ma un vantaggio competitivo concreto per guardare al futuro con fiducia”.

NUTRIZIONE: HEALTHY FOOD, A QUALE PREZZO?

La terza tavola rotonda, che ha visto la partecipazione di Alberto Arcidiacono, Coordinatore Merci private label Bevande, Non Food presso Food 5.0 Crai Secom, e Marco Piuri, Presidente Fondazione Banco Alimentare Ets, ha esplorato il ruolo della catena del valore (dalla produzione alla distribuzione) nel rendere disponibili cibi sani e nutrienti, riducendo i rischi sanitari legati a diete non equilibrate.

PERSONE: PERSONE, IL NUCLEO DELLA FILIERA

L’ultimo talk, con gli interventi di Maria Cristina Alfieri, Segretario generale e Direttrice di Fondazione Conad Ets, Marco Beghini, Global sustainability director Barilla Group, e Matteo Pedrini, Direttore scientifico Sustainability Makers, ha analizzato i costi sociali “nascosti” del settore, portando sul palco “temi caldi” come le condizioni di lavoro, la redditività per gli agricoltori e la disuguaglianza nell’accesso al cibo. È stato inoltre sottolineato il ruolo cruciale del retail nell’educazione civica e nel supporto alle comunità locali.


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