La cucina italiana è ufficialmente Patrimonio Immateriale dell’Umanità UNESCO. Un riconoscimento che, come sottolinea il Direttore generale dell’Unione Italiana Food (UIF) Mario Piccialuti, “celebra non solo la tradizione gastronomica ma l’intero sistema produttivo che porta nel mondo l’eccellenza del Made in Italy”.
È la prima cucina al mondo a essere riconosciuta nella sua interezza. A deliberarlo, all’unanimità, è stato il Comitato intergovernativo dell’UNESCO riunito a New Delhi. Secondo la decisione, la cucina italiana è “una miscela culturale e sociale di tradizioni culinarie, un modo per prendersi cura di se stessi e degli altri, esprimere amore e riscoprire le proprie radici culturali, offrendo alle comunità uno sbocco per condividere la loro storia e descrivere il mondo che li circonda”.
L’UNESCO sottolinea come il cucinare all’italiana favorisca “l’inclusione sociale, promuovendo il benessere e offrendo un canale per l’apprendimento intergenerazionale permanente, rafforzando i legami, incoraggiando la condivisione e promuovendo il senso di appartenenza”. Cucinare è per gli italiani “un’attività comunitaria che enfatizza l’intimità con il cibo, il rispetto per gli ingredienti e i momenti condivisi attorno alla tavola. La pratica è radicata nelle ricette anti-spreco e nella trasmissione di sapori, abilità e ricordi attraverso le generazioni. Essendo una pratica multigenerazionale, con ruoli perfettamente intercambiabili, la cucina svolge una funzione inclusiva, consentendo a tutti di godere di un’esperienza individuale, collettiva e continua di scambio, superando tutte le barriere interculturali e intergenerazionali”.
Nella decisione, si sottolinea anche come il dossier di candidatura, curato dal giurista Pier Luigi Petrillo, dimostri “gli sforzi significativi compiuti dalle comunità negli ultimi sessant’anni, in particolare da organismi rappresentativi chiave come la rivista La Cucina Italiana, l’Accademia Italiana della Cucina, la Fondazione Casa Artusi”. Con l’iscrizione della cucina italiana come patrimonio dell’UNESCO, l’Italia conquista il record mondiale di riconoscimenti nel settore agroalimentare in proporzione al numero dei riconoscimenti complessivi ottenuti.
Delle 21 tradizioni iscritte nella Lista dei patrimoni culturali immateriali, sono infatti riconducibili all’agroalimentare la cucina italiana, l’arte dei pizzaiuoli napoletani, la transumanza, la costruzione dei muretti a secco in agricoltura, la coltivazione della vite ad alberello dello zibibbo di Pantelleria, la dieta mediterranea, la cava e cerca del tartufo, il sistema irriguo tradizionale.
ISMEA: PREMIO ALLA QUALITÀ DEL SISTEMA AGROALIMENTARE ITALIANO
Ismea ha accolto con grande soddisfazione la decisione dell’UNESCO, sottolineando come questo risultato sia stato reso possibile dal sostegno del governo e dalla forza del sistema agroalimentare nazionale, insieme alla ristorazione italiana, riconosciuta internazionalmente per la sua eccellente qualità. In questo ambito, Ismea ricorda che nel 2024 la ristorazione italiana ha raggiunto a livello globale un valore complessivo di 251 miliardi di euro, confermando la forza della nostra tradizione enogastronomica e la sua capacità di generare valore culturale ed economico su scala globale. “Il riconoscimento dell’UNESCO è un traguardo storico che rende omaggio non solo ai piatti più celebri, ma al sistema di conoscenze, lavoro e identità che li rende possibili: dalle produzioni agricole e agroalimentari ai ristoratori, dai territori alle famiglie. È una conquista che appartiene a tutti e che ci chiama a una responsabilità ulteriore: tutelare la qualità, rafforzare le filiere, promuovere la sostenibilità e trasmettere alle nuove generazioni questo patrimonio unico”, dichiarano Livio Proietti, Presidente Ismea, e Sergio Marchi, Direttore Generale Ismea. Ismea ha rivolto congratulazioni al governo Meloni e al Ministro Francesco Lollobrigida “per il risultato conseguito e per l’impegno che ha accompagnato il percorso della candidatura, che rafforza l’immagine dell’Italia nel mondo e dà ulteriore slancio all’intero sistema agroalimentare nazionale”.
I NUMERI DEL MADE IN ITALY ALIMENTARE
Il Dg di UIF ricorda come la cucina italiana sia oggi un sistema complesso che affonda le radici nella storia, ma guarda al futuro grazie a innovazione e sostenibilità: dalla pasta al caffè, dal cioccolato al gelato, dai lievitati festivi ai surgelati anti-spreco, fino a conserve vegetali e frutta.
Unione Italiana Food rappresenta 26 categorie merceologiche, per un totale di 530 aziende, 100.000 posti di lavoro e 60 miliardi di euro di fatturato, di cui 23 miliardi dall’export. Numeri che fanno della cucina italiana un vero motore economico: 30 miliardi di piatti di pasta, 56 miliardi di tazzine di caffè, quasi un miliardo di kg di prodotti da forno e dolci, quattro miliardi di articoli a base di cioccolato, pari al 40% dell’export alimentare.
La pasta si conferma simbolo identitario: è l’alimento più rappresentativo per otto italiani su 10 e ambasciatrice dell’italianità per il 96,6%. I consumi raggiungono 23,3 kg pro capite l’anno, il valore più alto al mondo. Il caffè resta un rito sociale: sette italiani su 10 lo bevono quotidianamente, per 280.000 tonnellate l’anno, pari a 792 tazzine a testa. Panettone e pandoro toccano le 90.000 tonnellate per 596,3 milioni di euro, mentre il gelato supera 3,3 miliardi di porzioni, mantenendo il primato europeo nella produzione industriale.
Nel comparto cacao e cioccolato la produzione 2024 è di 372.665 tonnellate, con export in crescita del +4,9% (da 395.694 a 414.940 tonnellate). I prodotti da forno raggiungono 1.463.994 tonnellate, per 7.937 milioni di euro. Forti anche i settori vegetali: 1.384.093 tonnellate tra succhi, conserve e IV/V gamma, mentre i surgelati superano il milione di tonnellate, trainati dai vegetali che consolidano il modello del “contorno all’italiana”.
EXPORT IN ASCESA E SFIDE GLOBALI
Secondo i dati di Nomisma, le esportazioni agroalimentari italiane cresceranno del +5% nel primo semestre 2025, superando per la prima volta i 70 miliardi di euro. Un risultato che compensa il calo dei consumi interni, nonostante un contesto globale sempre più instabile e politiche doganali Usa più stringenti.
Paolo De Castro, Presidente di Nomisma, evidenzia come il riconoscimento UNESCO rafforzi “identità culturale, tutela dei prodotti e contrasto all’Italian Sounding. Merito anche dell’iniziativa avviata dai Ministeri dell’Agricoltura e della Cultura nel 2023”.
