
Le 530 aziende aderenti a Unione Italiana Food hanno generato nel 2024 un fatturato di 58 miliardi di euro, con un incremento del +2,6% rispetto all’anno precedente. Il settore impiega 100.000 persone e investe circa tre miliardi di euro ogni anno in innovazione, miglioramento delle filiere, processi e prodotti. Questi investimenti hanno l’obiettivo di soddisfare le esigenze dei consumatori e ad anticipare le tendenze di mercato.
EXPORT, MOTORE DI CRESCITA
L’export ha rappresentato una componente significativa dei risultati del 2024, raggiungendo quasi 23 miliardi di euro, in crescita del +11,4% sul 2023. Tale cifra costituisce il 40% del valore complessivo dell’export alimentare italiano. Paolo Barilla, Presidente di Unione Italiana Food, ha sottolineato nel corso dell’ultima assemblea annuale dell’associazione l’importanza di sostenere territori e comunità attraverso la produzione alimentare. I principali mercati di destinazione per l’export includono Germania, Francia, Stati Uniti, Regno Unito, Spagna e Polonia. Nuove opportunità si presentano in Asia, Nord Europa e Medio Oriente per le referenze salutistiche e a base vegetale.
Un nodo critico rimane la possibile attivazione di dazi doganali da parte degli Stati Uniti, che potrebbero condizionare le prospettive di crescita per il 2025. Carmine Garzia, Responsabile scientifico dell’Osservatorio Food Industry Monitor dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, ha evidenziato la necessità per le imprese di accelerare le strategie di internazionalizzazione, con investimenti diretti esteri che richiedono risorse finanziarie e competenze manageriali.
LE CATEGORIE STRATEGICHE DI UNIONE ITALIANA FOOD
Unione Italiana Food comprende 24 categorie merceologiche e 900 marchi rappresentativi del Made in Italy. Tra i prodotti, che combinano tradizione e innovazione, figurano pasta, dolci, caffè, salse, sughi pronti, surgelati, sottoli, sottaceti, verdure e minestre pronte. I prodotti “tradizionali” (pasta, lievitati da ricorrenza, cioccolato, caffè, tè e infusi) costituiscono circa il 50% del fatturato totale. Il “tradizionale evoluto” (caffè in cialde, surgelati, verdure pronte di IV gamma, sughi e piatti pronti) raggiunge il 30% del valore, mentre i “prodotti innovativi” (cibi light, integratori alimentari, prodotti per esigenze specifiche) pesano per il 20%.

Nel 2024, la pasta ha registrato oltre quattro milioni di tonnellate prodotte con una quota export del 58%. Il comparto dolciario ha raggiunto quasi 19 miliardi di euro, compensando la contrazione dei consumi interni con l’export. Crescita per surgelati (5,7 miliardi di euro) e caffè (4,7 miliardi di euro). I prodotti vegetali (4,8 miliardi di euro) hanno visto un incremento per la IV gamma (frutta e ortaggi freschi, vellutate, minestre e zuppe pronte). Anche il settore delle preparazioni alimentari (5,3 miliardi di euro) ha mostrato una crescita, riflettendo la scelta dei consumatori per prodotti che coniugano praticità e gusto. Il settore degli integratori ha registrato valori positivi (4,9 miliardi di euro), con una crescita più elevata per probiotici, sali minerali e integratori per il benessere mentale.
PROSPETTIVE E SFIDE FUTURE
Paolo Barilla ha ribadito che “l’industria alimentare combina tradizione e innovazione, investendo in tecnologia, export, salute e sostenibilità. Il futuro del settore dipende dalla capacità di generare valore per i consumatori e per il sistema Italia, attraverso la qualità riconosciuta dal mercato”. Per il 2025 le prospettive sono positive, sebbene condizionate dalle evoluzioni del quadro internazionale.