Unione Italiana Food risponde a Coldiretti sul ‘caro pasta’

I pastai di UIF rilevano che l’aumento reale per il consumatore sarà pari a 7 euro l’anno, quanto una pizza Margherita, a dispetto degli ingenti aumenti dei costi affrontati nell’ultimo anno

I pastai italiani di Unione Italiana Food prendono posizione sulle notizie diffuse nei giorni scorsi sul ‘caro pasta’ da Coldiretti, secondo cui le famiglie italiane nel 2022 spenderanno quasi 800 milioni di euro in più solo per la pasta rispetto allo scorso anno. Il motivo? “I rincari record scatenati dalla guerra in Ucraina e le distorsioni all’interno delle filiere che impoveriscono le tasche dei cittadini e danneggiano gli agricoltori. È quanto emerge da un’analisi della Coldiretti su dati Istat che fotografa gli effetti dell’aumento dei prezzi del prodotto alimentare più presente sulle tavole degli italiani”, come si legge un comunicato diffuso il 3 ottobre dall’organizzazione.

UIF RIDIMENSIONA GLI AUMENTI

In una nota, i pastai di UIFdesiderano ristabilire una corretta rappresentazione della realtà. Dando per buona l’entità del rincaro medio della pasta sinora registrato, secondo elaborazioni Unione Italiana Food sui dati NielsenIQ, l’aumento effettivo sarà la metà o meno rispetto a quanto stimato da Coldiretti. Una cifra che, calata nella quotidianità, fa sicuramente meno effetto: parliamo di meno di 7 euro in più a persona all’anno. In pratica il costo di una pizza Margherita”.

Il dato conferma che la pasta continuerà a essere un alimento accessibile a tutti, anche in un momento difficile per gli italiani. Perché con mezzo chilo di pasta e pochi altri ingredienti (legumi e un filo d’olio), si riesce a preparare un pasto gustoso, nutriente e bilanciato per una famiglia di 5 persone, con meno di due euro.

L’IMPEGNO DEI PASTAI

Questi dati – conclude la nota – confermano la responsabilità dei pastai che, nonostante la drammatica situazione che stanno affrontando insieme a tutta la filiera (+90% grano duro, + 500% energia, senza contare imballaggi e trasporti), sono riusciti a non far mai mancare la pasta sulle tavole agli italiani, riuscendo ad assorbire gran parte dell’aumento fuori controllo dei costi di produzione, contenendo al minimo le ricadute sul consumatore”.

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