Serafino Cremonini, nuovo Presidente Assocarni. Ritratto sorridente in giacca e cravatta.

Zootecnia, autosufficienza al 37%: le richieste di Assocarni

Alla tavola rotonda organizzata dall’associazione il settore chiede più equilibrio per una filiera che vale 13 miliardi, oltre a investimenti mirati ed un rinvio del regolamento Ue sulla deforestazione
Serafino Cremonini, nuovo Presidente Assocarni. Ritratto sorridente in giacca e cravatta.

Durante la tavola rotonda “Il futuro della zootecnia italiana: tra sfide economiche, nuova PAC e ricambio generazionale”, promossa da Assocarni, è emersa una fotografia chiara: il settore vale 13 miliardi di euro tra allevamento e industria, con una produzione in crescita del 6,3% nel 2024, ma con un tasso di autosufficienza crollato al 37%.

Secondo i dati Clal, la produzione nazionale di carne bovina ha raggiunto 659.000 tonnellate, confermando una buona capacità di adattamento in un contesto europeo in contrazione. Tuttavia, la dipendenza dai ristalli esteri e la fragilità della filiera restano nodi irrisolti. Il settore ovicaprino, che vale oltre 900 milioni di euro tra carne e latte, mantiene un ruolo strategico nel presidio ambientale delle aree interne. Il patrimonio ovino nazionale risulta in lieve crescita, mentre le importazioni di carni ovine sono aumentate del 5% su base annua, segno di una domanda interna ancora vivace.

Il mercato resta complesso ma mostra segnali di stabilità grazie al lavoro di tutta la filiera. Ora serve consolidare questi risultati con politiche di lungo periodo e relazioni più equilibrate con la distribuzione”, ha dichiarato Serafino Cremonini (nella foto), Presidente di Assocarni. “Con il Ddl Coltiva Italia, il governo ha ascoltato l’appello degli allevatori e produttori italiani, scegliendo di investire in modo mirato sulla linea vacca–vitello: è la via per ridurre la dipendenza dai ristalli esteri e rafforzare la sovranità alimentare del nostro Paese”, ha aggiunto. Il decreto prevede 1,05 miliardi di euro per l’intero comparto agricolo, di cui 300 milioni destinati alla zootecnia bovina: 70% per la linea vacca–vitello e 30% per l’impiego di seme sessato.

Durante il confronto tra produzione e distribuzione, i partecipanti hanno sottolineato la necessità di un nuovo patto di filiera basato su accordi stabili, trasparenza sui costi e comunicazione chiara su origine e sostenibilità dei prodotti.

LE SFIDE POLITICHE E LA NUOVA PAC

Dal confronto tra Assocarni e mondo politico è emersa una linea condivisa: preservare la competitività della zootecnia italiana nella nuova PAC 2028–2034, evitando la rinazionalizzazione delle risorse e valorizzando la specificità dei sistemi di allevamento nazionali.

È stata ribadita inoltre la richiesta di posticipare di dodici mesi l’applicazione del Regolamento europeo sulla deforestazione, per scongiurare distorsioni concorrenziali tra Stati membri, e di garantire reciprocità negli standard e nei controlli in vista dell’accordo Mercosur. Assocarni ha infine ringraziato il Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida “per la costante attenzione al comparto e per la posizione assunta nei confronti del Regolamento UE sulla deforestazione”, ritenuto un provvedimento di grande impatto economico e burocratico per gli operatori.

© Riproduzione riservata