Esselunga, si torna a parlare di una possibile cessione

Indiscrezioni di stampa riferiscono dell’interesse di fondi private equity, che vorrebbero acquisire la catena. E comincia a circolare anche qualche cifra
Esselunga, si torna a parlare di una possibile cessione

Le future sorti di Esselunga tornano prepotentemente d’attualità con l’emergere di nuove indiscrezioni su possibili cessioni della catena. A rilanciarle nei giorni scorsi è stato il quotidiano MF Milano Finanza, con un articolo a firma di Andrea Montanari che riferisce di un interesse del fondo americano di private equity Blackstone per la sola parte retail dell’azienda. L’offerta di Blackstone sarebbe nell’ordine dei 6 miliardi di euro. Perché questa cifra?

QUANTO VALE ESSELUNGA – Esselunga ha chiuso il 2015 con un fatturato di 7.312 milioni di euro (+4,3% rispetto al 2014) e un margine operativo lordo di 625 milioni di euro (+20% rispetto all’anno precedente). Ebbene, in base a quanto riportato da MF Milano Finanza, la valutazione di Esselunga secondo addetti ai lavori del mondo finanziario corrisponderebbe a 9,5-10 volte il margine operativo lordo. Sei miliardi di euro, appunto, cioè quanto il fondo Blackstone starebbe pensando di offrire per aggiudicarsi l’insegna.

IL PATRIMONIO IMMOBILIARE – Dall’operazione sarebbe escluso – il condizionale è d’obbligo – il patrimonio immobiliare messo insieme dal gruppo di Limito di Pioltello negli anni. Dei 153 punti vendita Esselunga un’ottantina sarebbero ospitati da immobili di proprietà dell’azienda, o meglio riconducibili a un’altra società della famiglia Caprotti, La Villata Partecipazioni.

PRIMA I RETAILER, ORA IL PRIVATE EQUITY – Va detto che le vicende relative ai futuri assetti proprietari di Esselunga tengono banco da anni sulla stampa nazionale. In passato si vociferava soprattutto di grandi operatori della Gdo internazionale: prima il colosso a stelle e strisce Wal-Mart, che per inciso è il primo retailer al mondo, poi l’inglese Tesco, la belga Delhaize (ora protagonista di una fusione con l’olandese Ahold che ha dato vita a un gruppo da oltre 62 miliardi di euro di fatturato), mentre da ultimo a sondare la disponibilità a vendere di Bernardo Caprotti sarebbe stata la spagnola Mercadona. Adesso sembra essere la volta del private equity: qualche settimana prima dell’articolo di MF Milano Finanza, era stato il quotidiano La Repubblica a parlare di un presunto interessamento di due fondi, Advent International e Texas Pacific Group.

LE VICENDE GIUDIZIARIE – Sullo sfondo restano le note vicende legali che hanno visto contrapporsi il fondatore Bernardo Caprotti e i due figli nati dal primo matrimonio, Giuseppe e Violetta, entrambi con un passato in Esselunga in ruoli di rilievo (Giuseppe Caprotti ne è stato anche amministratore delegato dal 2002 al 2004). Una diatriba giudiziaria sulla titolarità delle azioni Esselunga che si è conclusa con la vittoria di Bernardo Caprotti, che dal secondo matrimonio ha avuto un’altra figlia, Marina.

IL RISERBO DELL’AZIENDA – Sarà dunque questo il destino di Esselunga? Diventare di proprietà di un fondo di private equity? Contattata da Food, l’azienda ha rifiutato – in maniera molto cortese – di rilasciare qualsiasi commento sull’ultima ‘ondata’ di indiscrezioni. Ma a voler dar credito a quanto riportato da testate e giornalisti autorevoli, resta il fatto che questo interesse di grandi operatori finanziari sarebbe l’ennesimo attestato di stima nei confronti di Esselunga, del suo modello di retail, della sua capacità di creare valore nel tempo. Per chi ne è proprietario – nel 2015 l’utile netto è stato di 290 milioni, con una crescita del 37% rispetto al 2014 – ma anche per chi in Esselunga ci lavora e, non da ultimo, per i consumatori. Una storia di successo, merito dell’indiscutibile talento imprenditoriale di Bernardo Caprotti e della leva di manager che gestisce quotidianamente l’azienda, con competenza e professionalità. Ecco, c’è d’augurarsi che se davvero un giorno ad essere proprietario di Esselunga sarà un soggetto estraneo alla famiglia Caprotti, abbia rispetto per questa storia e per queste competenze.

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