Indicod-Ecr, materie prime in tensione

Indicod-Ecr, materie prime in tensione

Le aziende della produzione e della distribuzione di beni di consumo iscritte a Indicod-Ecr esprimono preoccupazione per gli effetti negativi sui prezzi finali al consumo delle speculazioni reali e finanziarie operate sui principali mercati delle materie prime.
“La grave situazione denunciata da più parti – dichiara Giuseppe Brambilla di Civesio, presidente di Indicod-Ecr –, non ultima la Fao – che richiede a molti Paesi, tra cui l’Italia, di ricorrere a rilevanti quantitativi d’importazione di numerosi prodotti agricoli, alimentari e non –, sommata alle inefficienze e ai costi che gravano sul sistema italiano, mette seriamente a rischio il ruolo di calmieratore dei prezzi svolto tradizionalmente dalla filiera del largo consumo”.
A dicembre 2010, infatti, si è registrata un’inversione di tendenza: per la prima volta dopo 16 mesi di deflazione si è rilevato un aumento dello 0,3% dei prezzi dei prodotti di largo consumo confezionato (fonte Osservatorio Prezzi Indicod-Ecr-Symphony Iri Group, prezzi Lcc a parità).
Di sicuro, i prezzi delle materie prime stanno aumentando in maniera molto marcata a partire dall’inizio del secondo semestre 2010: a dicembre 2010 rispetto a dicembre 2009 le materie prime del comparto alimentare hanno registrato un +35% – con punte
del +41,6% per i cereali, e analoghi riflessi sulle farine – fonte indici Prometeia). Livelli record anche per il caffè (+56% nell’ultimo anno per l’indice Ico).
Tra le cause endogene che contribuiscono a far crescere i costi, l’inefficienza del sistema Italia: a cominciare dall’energia elettrica per uso industriale, che costa il 36% in più della media europea – (fonte Nomisma). Il costo del trasporto costa circa il 10% in più dei principali Paesi europei (fonte Albo nazionale Autotrasportatori).
Perciò si rileva un lento, ma costante aumento dei prezzi alla produzione (a dicembre 2010 rispetto a dicembre 2009, i prezzi alla produzione di alimentari e bevande sono cresciuti del +4,1%, contro un aumento dei prezzi al consumo del +0,9%, fonte Istat).
Le cause principali alla base di questi aumenti sono: l’aumento della domanda globale dovuto alla crescita demografica globale e al cambiamento degli stili di vita; i fattori climatici estremi (inondazioni, siccità) che limitano i volumi di produzione, una quota stimata (fonte Prometeia) nell’ordine del 20% degli aumenti determinata da speculazioni finanziarie.
Da parte sua, il consumatore sconta storicamente l’andamento dei prezzi delle cosiddette ‘spese obbligate’, che sono cresciuti molto di più dei beni di largo consumo (dal 2005 al 2010, per esempio, i prezzi di abitazione, acqua, elettricità combustibili sono cresciuti del +17,1% rispetto a un aumento dei prodotti alimentari e bevande analcoliche del +12,3%, fonte Istat).
L’inflazione per i prodotti del largo consumo, peraltro, è costantemente al di sotto dell’inflazione media del paese: a dicembre 2010 rispetto a dicembre 2009, i prezzi dei prodotti confezionati di largo consumo venduti negli ipermercati e nei
supermercati hanno registrato un +0,3%, a differenza dell’indice generale dei prezzi, salito del + 1,9% (fonte: Osservatorio Prezzi Indicod-Ecr – Symphony Iri Group, prezzi Lcc a parità).

© Riproduzione riservata