Aidepi, bilancio 2010 per pasta e dolci

Aidepi, bilancio 2010 per pasta e dolci

Prima assemblea per Aidepi, l’Associazione delle industrie del dolce e della pasta italiane costituita lo scorso dicembre dalla fusione di Aidi e Unipi all’interno di Federalimentare e presieduta da Paolo Barilla.
Un’assemblea che è servita innanzitutto per tracciare un primo bilancio dei settori della pasta, del bakery e del dolciario nel 2010. Il comparto della pasta ha visto un aumento dei volumi prodotti del +1,7%, a fronte di un calo del -3,2% a valore, legato al rientro delle quotazioni delle materie prime e dei prezzi alla produzione della prima parte dell’anno. In cifra assoluta, la produzione ha raggiunto la quota di 3,3 milioni di tonnellate, corrispondente a un fatturato di 4,3 miliardi di euro. L’Italia ha mantenuto il proprio ruolo di leader, con una quota pari al 26% della produzione mondiale e a circa il 70% di quella europea. Il consumo interno ha assorbito oltre 1,5 milioni di tonnellate di pasta, per un valore che supera i 2,6 miliardi di euro.
Anche l’industria dolciaria ha messo a segno nel 2010 una crescita della produzione: +1,9% in volume e +4,5% in valore. In cifra assoluta, la produzione complessiva ha sfiorato 1,9 milioni di tonnellate, per un valore di oltre 12 miliardi di euro. La migliore performance è appannaggio al comparto del “cioccolato e prodotti a base di cacao”, che sono cresciuti complessivamente di oltre il +4% in volume e del +8,9% in valore. Positiva la performance anche dei “prodotti da forno”, settore che rappresenta il 60% circa sul totale dell’intera produzione dolciaria, con un +1,9% in volume e un +3,2% in valore. In recupero il comparto dei “prodotti di confetteria”, che è cresciuto del +0,9% in volume e del +2,9% in valore. In flessione il comparto dei “gelati”, con una contrazione del -2,1% in volume, cui ha corrisposto un +0,4% in valore. Nel 2010, i consumi interni di prodotti dolciari sono aumentati complessivamente del +2,3% rispetto al 2009. È un trend molto significativo, in controtendenza rispetto alla forte stagnazione, come abbiamo visto poco fa, dei consumi alimentari complessivi.
Come per l’industria alimentare nel suo insieme, anche per la pasta e il dolciario, la spinta alla crescita è stata determinata dall’export. Per quanto riguarda la Pasta, l’export si conferma come il volano di sfogo dell’intera produzione nazionale, basti pensare che sui mercati esteri è stata destinata una quota pari al 53% a volume e al 39% a valore della produzione nazionale di pasta, tornando a superare i volumi dei consumi domestici. Altrettanto positivo l’export dolciario che nel 2010 è cresciuto del +8,5% in volume, a fronte di una crescita del +11,3% in valore. La propensione all’export del dolciario (cioè la quota di esportazioni sul totale della produzione) ha toccato il 22% in valore e il 40% in volume. Il saldo commerciale ha raggiunto 1,4 miliardi di euro, mettendo a segno un +11% sull’anno precedente. Sono indici che, per entrambi i settori, dimostrano un’apertura verso i mercati esteri accresciuta e superiore alla media del food and drink nazionale.
Nel corso dell’assemblea il presidente Paolo Barilla ha ribadito “L’importanza della nuova associazione, in un momento in cui le aziende hanno più che mai bisogno di unire le proprie conoscenze e competenze per far fronte in maniera propositiva alle grandi e urgenti sfide che toccano tutti gli operatori economici e non solo. Stando insieme le aziende associate ad Aidepi avranno una rappresentanza numericamente maggiore e saranno più efficaci nel mettere a disposizione di tutte le persone e dei decisori politici le loro migliori competenze per il miglioramento di tanti aspetti della vita. Gli operatori della filiera agroalimentare stanno vivendo un periodo di profondi cambiamenti: quelli climatici; la scarsità delle materie prime; la volatilità dei prezzi, la salute delle persone dovuta a malnutrizione e denutrizione; sono tutti temi trasversali che devono essere affrontati con una nuova e più aperta cultura associativa. Quest’approccio potrà solo generare innovazione positiva nei processi organizzativi delle imprese stesse e nel loro modo di operare sui mercati. Di questo beneficeranno tutti, le imprese, i consumatori, le comunità in cui operiamo e l’ambiente che ci ospita”.

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