Ferrero: bilancio 2016 storico, Civiletti nuovo AD

Il gruppo buca il muro dei 10 miliardi di euro di ricavi ma avverte: il consumatore cambia e punta su snack salutistici
Ferrero: bilancio 2016 storico, Civiletti nuovo AD

Lo storico traguardo era già stato auspicato lo scorso anno, ma solo adesso – con l’approvazione del bilancio consolidato 2015/16 – è ufficiale. Il gruppo Ferrero ha passato i 10 miliardi di euro di ricavi netti consolidati, fermandosi ben più lontano, peraltro. Ovvero 10,3 miliardi di euro, grazie a una crescita del fatturato netto dell’8,2%, maturata per la gran parte grazie all’incremento organico del giro d’affari. Senza le acquisizioni consolidate pro quota in quest’esercizio – la turca Oltan, l’inglese Thorntons, la belga Eurobase –, infatti, l’aumento dei ricavi sarebbe stato comunque di un lusinghiero 7,1% a parità di cambi. Un valore decisamente più alto di quello registrato da tante altre multinazionali del settore alimentare, a riprova che il modello Ferrero funziona anche in un anno a bassa crescita economica mondiale quale il 2016 . Sui conti del gruppo piemontese hanno pesato anche i movimenti sfavorevoli delle valute, senza le quali l’incremento del fatturato sarebbe stato superiore all’11% contando anche le acquisizioni. Ai ricavi della gestione caratteristica vanno aggiunti poi 430 milioni di euro dalla cessione di energia delle centrali proprie di cogenerazione.

BENE I NUMERI IN EUROPA, MA L’ITALIA RESTA INDIETRO

E’ stata la vecchia Europa il cuore pulsante della crescita 2016 del gruppo, con ricavi saliti del 9,5% a 7,56 miliardi di euro. Il resto del mondo, che vale 2,76 miliardi, si è mosso a una velocità dimezzata sconfessando in parte quanto fatto nel precedente esercizio, decisamente più brillante per l’area extraeuropea. Le vendite di prodotti finiti sono cresciute nei principali mercati europei, quali Germania, Polonia, Spagna e Francia sottolinea la società, mentre le vendite in Italia sono state piatte, come succede da anni nonostante la forza promozionale che la società possa mettere in campo. Fuori dall’Europa menzioni positive per gli Stati Uniti, dove la società ha appena acquisito il brand Fannie May, e per il Messico. In positivo anche l’India mentre la Cina non è stata menzionata, così come il resto delle nazioni asiatiche. Probabilmente quest’anno il loro contributo alla crescita non è stato particolarmente brillante. I brand che hanno guidato la crescita sono stati l’immancabile Nutella, le praline Rocher, gli ovetti Kinder Sorpresa e Kinder Joy, lo snack Kinder Bueno e Tic Tac, di cui è stata da pochissimo messa in commercio una versione chewing gum.

FERRERO AVVERTE: IL CONSUMATORE STA CAMBIANDO

Nonostante i risultati positivi la società avverte – ed è la prima volta che lo dice così esplicitamente – che le determinanti dei mercati del confectionary stanno cambiando. Si è notato che il comportamento dei consumatori è cambiato, privilegiando snacks più salutistici con la crescita delle alternative (in tal senso) offerte dal mercato. L’acquisto di cioccolato è diventato più conscio, laddove una volta era totalmente d’impulso. Le catene della gdo stanno modificando la tradizionale offerta alle avancasse, sostituendo i classici prodotti al cioccolato con altre tipologie di referenze, seguendo le richieste dei consumatori. In una prospettiva globale, qual è quella del gruppo Ferrero che vende i suoi prodotti in 170 mercati, il consumo di cioccolato resta ancora confinato alla classe media e alta della popolazione, e si è notato un rallentamento del consumo, dovuto alle incertezze macroeconomiche mondiali (ma nel 2017 la congiuntura sta migliorando, ndr) e al cambiamento dell’attitudine dei consumatori appena evidenziato. E’ probabilmente questo il motivo che sta spingendo la società ad acquisire attività e brand premium (Fannie May, Delacre), maggiormente protette dalle incertezze di mercato.

QUASI 800 MILIONI DI UTILI NETTI

Il margine operativo lordo (ebitda) è stato pari a 1,6 miliardi di euro nell’anno, ovvero il 15,2% delle vendite. Nel precedente bilancio il margine era del 14,6 per cento. Il contributo delle acquisizioni al miglioramento dell’ebitda è stato ancora ininfluente. Il risultato operativo (ebit) è pari a 1,1 miliardi di euro, in crescita mentre gli utili netti sono saliti a 793 milioni da 514 milioni di euro, grazie soprattutto a minori tasse pagate rispetto al precedente esercizio. Le tasse nel 2016 hanno inciso per 210 milioni di euro contro i 376 milioni del 2015, quando la società ha dovuto chiudere un grosso contenzioso fiscale.

INVESTIMENTI IN EUROPA E ASIA

Nell’esercizio 2016 gli investimenti sono leggermente diminuiti rispetto al 2015, toccando quota 631 milioni di euro (646 milioni l’anno precedente). Di questi 552 sono finiti in impianti e macchinari, privilegiando gli insediamenti produttivi e commerciali di Italia, Germania, Polonia, Cina, India (il Brasile quest’anno non è stato beneficiato). In quest’ultimo Paese, dove ha sede una delle tre cosiddette “Imprese sociali” di Ferrero, ribattezzate “Progetto Imprenditoriale Michele Ferrero” dopo la morte del fondatore nel febbraio 2015, la società sta spingendo sugli investimenti per espandere significativamente la sua attuale presenza commerciale e produttiva. Ferrero prevede per il futuro che l’industria di cioccolato e affini possa espandersi a un passo impressionante in Paesi quali Cina, Messico, Turchia, India e Indonesia grazie all’aumento del reddito procapite disponibile, mentre per Russia e Brasile vi saranno ancora incertezze di breve.

PASSO STORICO: LAPO CIVILETTI NUOVO AD DI GRUPPO

Insieme ai conti sono arrivate anche novità nella cabina di regia del gruppo. Il prossimo amministratore delegato di gruppo sarà Lapo Civiletti, attuale capo del Centro Europa (l’area core di Ferrero) che prende il posto di Giovanni Ferrero (nella foto), il quale avrà il ruolo di presidente esecutivo. Come anticipato dal quotidiano La Stampa, a diretto riporto di Civiletti, primo AD estraneo alla famiglia albese e che manterrà la presa diretta sulla sua area geografica di business, ci saranno Giuseppe Addezio (Chief Human Resources and Organization Officer), Patrick Baubry (Sales Business Development), Marco Capurso (Chief Business Officer Area Emerging Cina, India, Medio Oriente e Africa, Asia Pacific), Giuseppe D’Angelo (Chief Business Officer Area International Regno Unito, Nord, Centro e Sud America, CIS), Jorge de Moragas (Chief Financial Officer), Michele Ferro (Chief Industrial and Supply Officer), Fabrizio Minneci (Chief Legal Officer), Briano Olivares (Chief Global Brand Officer) e Aldo Uva (Chief Operating Officer Strategic Business Units). Maria Franca Ferrero, ex moglie di Michele, resterà in cda come chairman di gruppoUna curiosità: la società Deloitte non sarà più il revisore dei conti del gruppo, e la sua funzione passa a PricewaterhouseCoopers.

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