Usa, matrimonio in vista per Whole Foods?

Le difficoltà della catena americana specialista nel bio attirano l’interesse delle grandi catene. Ecco chi pianifica (e può permettersi) l’acquisizione
Usa, matrimonio in vista per Whole Foods?

I primi a crederci sono proprio gli azionisti di Whole Foods, visto che nelle scorse settimane il titolo ha più volte accelerato al rialzo, spinto dalle voci di possibili fusioni con altri colossi delle distribuzione. Un’inversione di tendenza che ha portato la quotazione in Borsa a superare i 36 dollari, contro i 28 dollari di un mese fa, punto più basso da quando è iniziato l’inesorabile rallentamento delle vendite. Del resto, non pochi analisti, a cominciare da quelli di Credit Suisse, ritengono che per l’insegna specialista nel cibo bio la migliore soluzione per lasciarsi alle spalle i venti di crisi sia un matrimonio. Opzione, quest’ultima, considerata capace di ridare slancio al business, molto più di quanto stia facendo il format 365, con tutti i suoi propositi di intercettare il target dei millennials e proiettare la catena in una nuova dimensione di innovazione e convenienza. Dunque, sebbene per ora si tratti soltanto di indiscrezioni, per quanto diffuse e attendibili, vediamo chi sarebbero i possibili pretendenti all’acquisto di Whole Foods.

Amazon è in prima fila

Secondo il Chicago Tribune, che cita fonti interne anonime, Jeff Bezos starebbe valutando concretamente l’acquisizione del rivenditore, come parte del suo piano per crescere rapidamente nel canale della distribuzione fisica. Anzi, già lo scorso autunno avrebbe intavolato le prime trattative, salvo poi interromperle e valutare anche altre opportunità. Una prudenza dettata dal valore di mercato di Whole Foods, stimato in almeno 12 miliardi di dollari.

Le ambizioni di Kroger

Il secondo player nel mercato americano dietro Walmart sinora è stato il principale artefice delle disgrazie di Whole Foods: Kroger. La sua politica aggressiva di espansione nell’organic food, spesso con prezzi assai inferiori alla concorrenza, ha sottratto milioni di clienti al competitor. Una fusione, a detta di molti esperti, lo aiuterebbe anche a svilupparsi e a differenziarsi in alcuni stati americani dove, nonostante i 2.800 negozi complessivi, ha ancora ampi margini di espansione. E, fattore non certo secondario, contribuirebbe a rilanciare il suo giro d’affari, recentemente messo in difficoltà dalla deflazione e dalla concorrenza di Walmart.

Albertson pronta all’offerta

Terza e ultima ipotesi è un acquisto da parte di Albertson, ritenuta plausibile dal Financial Times. Il giornale britannico, infatti, ha raccontato che Cerberus Capital Management, principale investitore della catena, avrebbe già avuto dei colloqui preliminari con i banchieri per preparare un’offerta.

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