Melegatti, salvata dai social?

Senza stipendio da mesi, gli operai dell’azienda che ha inventato il pandoro hanno ripreso a produrre grazie a un fondo maltese. La mobilitazione dal basso corre sulla rete.
Melegatti, salvata dai social?

È partita con la mobilitazione dal basso, via social, la campagna di salvataggio della storica azienda di produzione di pandori e panettoni Melegatti. Con l’hashtag #NoiSiamoMelegatti gli stessi dipendenti della società veronese, senza stipendio dallo scorso agosto, hanno fatto conoscere la situazione ai consumatori, che stanno rispondendo in massa così come era stato per altre aziende finite in difficoltà: dal Torronificio Scaldaferro, travolto dal tornado della Riviera del Brenta a Venezia nel 2015, al pastificio Rummo, alluvionato. La campagna si sta diffondendo su tutti i social, da Twitter a Facebook passando per WhatsApp. Questo il messaggio-appello diventato virale ieri, 29 novembre: Da oggi tornano al lavoro le operaie e gli operai di Melegatti, senza stipendio da mesi. Ritornano a produrre per Natale grazie a un fondo che ha pagato le materie prime e le bollette. Compriamo uno o più pandori Melegatti affinché anche queste operaie e questi operai possano avere un Sereno Natale. Se le vendite di Natale vanno bene, avranno la possibilità di continuare la produzione e avere gli stipendi regolarmente. Diffondi il messaggio su Melegatti a tutti i tuoi contatti.

L’obiettivo

Il primo scopo della ripartenza e della campagna di mobilitazione è arrivare a produrre un milione e mezzo di pandori e panettoni entro la prima decade di dicembre. Tanto servirà per consentire alla Melegatti di sopravvivere e iniziare a progettare piani sostenibili per il futuro. Ad oggi, comunque, le richieste provenienti dal mercato fanno presagire che questo numero sarà quasi sicuramente superato, con un eventuale prolungamento del periodo lavorativo. Decisivo l’intervento del fondo maltese Abalon che ha investito 6 milioni per far ripartire la produzione nell’azienda che nel 1894 brevettò il pandoro. Sono stati giorni frenetici – ha spiegato Luca Quagini, chairman e Ceo di Sdg Groupnei quali abbiamo portato a casa un risultato di grande importanza per questa azienda, che ha segnato un pezzo di storia della nostra cultura gastronomica e che continuerà senz’altro a farlo. Grazie ai dipendenti, che hanno compreso lo sforzo che stiamo facendo per assicurare un futuro competitivo; grazie al Tribunale di Verona e ai Commissari, che hanno evaso le pratiche a tempo di record pur di permetterci di riprendere l’attività; grazie ai nostri partner finanziari, senza i quali non si sarebbe potuto ricominciare.

Le prossime fasi

Anche i fornitori hanno fatto la loro parte, anticipando le consegne di uova e burro in un momento non facile a causa dell’aviaria e della scarsità di materia prima. La campagna natalizia non basterà a risolvere i problemi finanziari, ma è fondamentale per dare il segnale di una continuità necessaria per una azienda che non vuole fallire. Se avrà successo, si potrà pensare a Pasqua, e a riprendere la produzione dei prodotti continuativi, come le brioche. Indispensabile, a questo punto, rispettare le tappe del piano concordato con il tribunale, che ha chiesto di monitorare l’andamento settimanale delle vendite.

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