Startup, i grandi brand a caccia d’affari

Dalla logistica alla categoria delle proteine vegetali, i big del food & beverage globali si sfidano investendo sulle piccole realtà innovative. E tra i protagonisti c’è Barilla
Startup, i grandi brand a caccia d’affari

Secondo una ricerca di CB Insights, negli ultimi due anni i colossi internazionali del food hanno moltiplicato i loro investimenti in startup innovative, lanciando nuovi fondi di venture capital e programmi di accelerazione. Nel mirino ci sono anzitutto le giovani imprese attive nei settori della logistica e delle proteine vegetali, promotrici di approcci alternativi e futuristici al business, spesso con una forte impronta ecofriendly. E’ il caso per esempio della californiana Beyond Meat, specializzata in hamburger a base di piselli, olio di cocco e succo di barbabietola, che ha ricevuto finanziamenti da parte di Tyson Food, gigante americano della produzione di carne. Oppure delle promettenti  Bright Greens e Kuli Kuli, che operano nel campo dei superfood, sostenute dal fondo di Kellog Company. In poco più di due anni, ben nove giganti del mercato alimentare, tra cui anche Danone, General Mills e Campbell Soup  hanno varato dei piani per acquisire o finanziare nuove startup.

Il nuovo fondo di Barilla

Una delle ultime big a muoversi in questa direzione è stata Barilla, che da poche settimane ha varato Blu1877. Si tratta di un fondo dedicato alle idee nate all’interno del suo progetto pilota di innovazione, con un focus sulle soluzioni legate ai core business aziendali. A cominciare, quindi, da pasta e sughi prodotti in maniera sostenibile, tecnologie green e ingredienti salutistici.

Venture capital batte R&S

Un’inchiesta pubblicata da Reuters sottolinea come le grandi aziende alimentari spendono molto meno in ricerca e sviluppo rispetto alle loro controparti che presidiano altri settori industriali, dal tecnologico al farmaceutico. Tutto ciò spinge inevitabilmente a rischiare capitali nelle idee originali altrui, attraverso fondi e programmi dedicati che generalmente variano dai 100 ai 150 milioni di dollari. Bernstein Research, intanto, stima che entro dieci anni nel mercato americano i piccoli marchi sfidanti rappresenteranno il 15% del giro d’affari totale, rispetto all’attuale 5%.

La mossa di Nestlé

La caccia alle start-up è quindi destinata a espandersi ulteriormente nei prossimi anni, soprattutto per quanto riguarda le proteine vegetali. Secondo Nestlé, del resto, questa categoria raggiungerà tra pochi mesi un fatturato pari a cinque miliardi di dollari solo negli Stati Uniti. Ecco perchè la stessa multinazionale elvetica ha da poco acquisito Sweet Earth Foods, che produce burritos e hamburger sostituendo la carne con tofu, lenticchie e fagioli.

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