Ortofrutta bio, il pack della discordia

Nei supermercati anglosassoni gran parte dell’offerta di frutta e verdura biologica è in confezioni di plastica non riciclabile. Un paradosso! Ed è polemica. Catena per catena.
Ortofrutta bio, il pack della discordia

Nel mirino della critica sembra esserci finito per primo Waitrose, più o meno casualmente. Ma per smarcarsi dalle accuse degli shopper più ambientalisti, il retailer inglese ha poi tirato in ballo anche gli altri competitor, a suo dire ugualmente “colpevoli”. Motivo del contendere è il fatto che nel mercato britannico gran parte dell’offerta di ortofrutta biologica è avvolta in un voluminoso packaging in plastica non riciclabile. Un paradosso, secondo tanti clienti, che stride inevitabilmente con l’immagine ecosostenibile veicolata dalle linee organic. In un’inchiesta a tal riguardo pubblicata recentemente da The Guardian, per esempio, si sottolinea come Tesco proponga i suoi funghi biologici in contenitori di plastica, proprio accanto a quelli standard più economici, che però sono collocati all’interno di vassoi green e compostabili.

Imballaggi inutili

Da Waitrose le barbabietole bio sono imballate in confezioni di plastica, munite persino di maniglie di plastica, in entrambi i casi non riciclabile. Senza considerare che mele e carote organic sono anch’esse quasi sempre insaccate nella plastica, sebbene molti consumatori ritengano che non ci sia affatto bisogno della confezione.

La spiegazione della Soil Association

Insomma, i benefici ambientali di frutta e verdura biologica sarebbero in realtà tristemente oscurati dal loro stesso packaging. E poco importa agli shopper delusi che la Soil Association, principale organizzazione di certificazione inglese, abbia spiegato che nei supermercati il cibo bio viene confezionato per evitare che si mescoli a quello non biologico.

Le mele di Waitrose

Da Morrisons, ancora, la lattuga è offerta generalmente in involucri riciclabili, tranne quella bio. E ciò vale per quasi tutto il reparto. Sainsbury’s, invece, sembrerebbe il rivenditore messo meglio. Al contrario, le delusioni maggiori per gli ambientalisti arrivano dal marchio premium Duchy Organic di Waitrose. Qui chi acquista cinque mele Pink Lady bio, al prezzo tutt’altro che popolare di 3,3 sterline, dovrà poi gettare la confezione nel cestino dell’indifferenziata.

La proposta degli ambientalisti

Intanto, si fa largo sui social l’idea che i prodotti con imballaggi inutili, o peggio non riciclabili, debbano perdere il loro status di biologico. Una minaccia che potrebbe avere effetti immediati su fornitori e rivenditori. Altro che le polemiche italiane sui sacchetti biodegradabili.

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