Social network, motori per le vendite

Lavorare su contenuti di qualità è il nuovo imperativo di Facebook. Che vede nel food&beverage un ambito strategico nel quale investire
Social network, motori per le vendite

Al netto degli eventi che negli ultimi giorni hanno assestato un colpo al suo titolo in Borsa, nell’ultimo trimestre del 2017 i ricavi consolidati di Facebook sono cresciuti del 47%, toccando i 13 miliardi di dollari, mentre gli utili netti hanno toccato i 4,3 miliardi. Erano stati 3,6 miliardi solo 12 mesi prima. Ma, proprio nel momento in cui stava raccogliendo i frutti di tanti anni di investimenti in tecnologia e presenza nel mondo, il più grande gestore al mondo di piattaforme social, che ha nel proprio carnet anche Instagram, Messenger e Whatsapp, ha deciso di scartare dalla via maestra per una grande transizione. L’obiettivo l’ha indicato tempo fa il suo cofondatore e attuale amministratore delegato Mark Zuckerberg: Facebook non dev’essere più solo un grande rullo trasportatore di contenuti altrui, riversati dagli utenti, ma sempre più un luogo dove poter sviluppare interazioni sociali nelle proprie comunità di appartenenza.

Carolyn Everson durante Food Match 2018

Un luogo dove prevalgano i valori positivi dello stare insieme e dove vi sia sempre meno spazio per le fake news e l’odio in rete, come ha tenuto a sottolineare anche Carolyn Everson, che ricopre la carica di Vice President Global Marketing Solutions nella società californiana guest speaker dell’ultima edizione del Food Match lo scorso marzo a Milano.

90 secondi in meno

Quest’operazione tocca anche la stampa tradizionale, che ha visto diminuire la sua visibilità sul flusso di post e incide sul tempo che tutti noi passiamo sulla piattaforma, che si è ridotto globalmente di 50 milioni di ore al giorno, come ha riconosciuto lo stesso Zuckerberg. Un numero che sembra enorme, ma che se è suddiviso per il totale degli utenti significa 90 secondi in meno al giorno di media. Peanuts, come direbbero gli americani, se paragonato al tempo che spendiamo sulla piattaforma blu. Agli occhi del fondatore, però, questa transizione verso un nuovo modello è necessaria se si vuole continuare a capitalizzare sempre più l’enorme patrimonio di audience costruito finora, che non ha pari nel settore delle media company e affini. Esaltare lo sviluppo di gruppi e comunità basate su interessi comuni e network personali sempre più stretti consente alla società di acquisire e profilare un numero elevato di informazioni sui suoi utenti, mentre lavorare sulla sicurezza evita che questi ultimi finiscano per fuggire in massa, per non essere esposti alle negatività della piattaforma. Tanto più dopo il recente scandalo legato alla raccolta e condivisione di dati da parte di Cambridge Analytica, rispetto al quale lo stesso Zuckerberg ha fatto pubblica ammenda, annunciando un ulteriore massiccio impegno del gruppo sul tema della sicurezza.

Sicurezza e potenzialità dei social network

Già 14mila persone lavorano alla sicurezza della piattaforma e dovrebbero crescere fino a 20mila nei piani della società. In prospettiva dovrebbe essere il dipartimento più numeroso di tutto il gruppo – ha ricordato sempre durante il Food Match Silvain Quernè, Head of retail and eCommerce Emea di Facebook –. Il motivo è chiaro: sempre più aziende nel mondo cercano di sfruttare le enormi potenzialità delle piattaforme social come canale di comunicazione verso i loro clienti, ma sono intimorite da un mezzo del quale sentono di avere scarso controllo per le sue peculiarità e non vogliono essere associate alle negatività della rete. Facebook sta facendo il possibile per tranquillizzarle.

Tra i settori che, in questo rinnovato contesto, possono sfruttare le potenzialità di Facebook c’è sicuramente il food&beverage. Il perchè lo ha illustrato Cris Nulli, Head of FMCG di Facebook Italia. C’è una grande attenzione da parte degli utenti di Facebook e Instagram verso i contenuti che riguardano il cibo. Noi operiamo una distinzione in due grandi mondi: quello della condivisione di contenuti e quello della fruizione degli stessi, e misuriamo il loro sviluppo per tutti i nostri utenti e per il sottoinsieme dei Millennials. Proprio questi ultimi hanno valori più alti nelle due categorie, specialmente per ciò che riguarda lo ‘sharing’.


Leggi l’intera inchiesta sul numero di aprile 2018 di Food.

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