Libero scambio: Filiera Italia contro il Consiglio UE

Secondo l'associazione, ratificare gli accordi di libero scambio 'saltando' i Parlamenti nazionali favorirebbe la legittimazione del falso Made in Italy
Libero scambio: Filiera Italia contro il Consiglio UE

La scelta peggiore nel momento peggiore. È questa la secca replica di Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia, alla decisione con cui il Consiglio UE ha stabilito che gli accordi di libero scambio che rientrano nella competenza UE debbano essere approvati esclusivamente a livello dell’Unione, senza più la ratifica da parte dei singoli Stati membri.

Fuori luogo e fuori tempo

Sbagliato nel merito, in quanto non è possibile sottrarre alla ratifica democratica di Parlamenti nazionali accordi di liberalizzazione del Commercio che incidono in maniera così significativa sulle vite dei cittadini – continua Scordamaglia -. Ma anche come tempistiche, arrivando in un momento in cui le Istituzioni dell’Unione Europea vengono già accusate di eccesso di burocrazia e di lontananza dalle reali esigenze dei cittadini. Bypassare i Parlamenti nazionali sembra una vera e propria beffa.

In difesa del made in Italy

Secondo Filiera Italia, dunque, le prime conseguenze si avranno già nell’accordo appena avviato dall’Unione Europea con Australia e Nuova Zelanda. Sbagliato per gli interessi difensivi (la Nuova Zelanda è il Paese al mondo che fa maggior dumping sul prezzo del latte e dei formaggi e, di conseguenza, farà concorrenza sleale alle produzioni di eccellenza europee e, soprattutto, italiane) e per quelli ‘offensivi’ (l’Australia è il principale Paese che produce ed esporta falso Made in Italy, soprattutto verso il Far East). L’auspicio della realtà associativa che unisce la produzione agricola e l’industria italiane è dunque quello di avere, in tempi brevi, un Governo italiano autorevole che si opponga a decisioni come quella sul libero scambio.
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