Il Made in Italy rubato è a Cibus

Promossa da Filiera Italia, nuova impresa associativa che riunisce realtà di spicco del Made in Italy, la rassegna fa luce sulle tante frodi alimentari che danneggiano il F&B italiano
Il Made in Italy rubato è a Cibus

Combattere l’agropirateria partendo dall’informazione. Questo l’intento de ‘Il made in Italy rubato’, l’esposizione in mostra a Cibus nello stand situato all’Ingresso Ovest, di fronte alla Hall 7, all’apertura del Salone. Organizzata da Filiera Italia, la rassegna fa luce su tutte le ultime (scandalose) ‘novità’ scovate nei diversi continenti a scapito dell’agroalimentare italiano, adesso smascherate proprio nel cuore della food valley italiana: dai formaggi ai salumi, dalla pasta alle conserve, dall’olio al vino. Un momento di riflessione importante proprio nell’Anno del cibo italiano, a qualche mese di distanza dall’ultimo ddl governativo sull’agropirateria, che prevede pene più severe a tutela dei consumatori e della filiera alimentare.

Insieme per il Made in Italy

Fautrice della rassegna è Filiera Italia, la nuova realtà associativa che unisce, per la prima volta, la produzione agricola e l’industria italiane per far crescere il Paese difendendo l’eccellenza, l’unicità e l’autenticità del modello agroalimentare italiano. In questa sua prima battaglia, Filiera Italia gioca in difesa delle eccellenze nazionali sui mercati esteri, dove sono sempre più frequenti gli attacchi su più fronti: dall’italian sounding al sistema di etichettatura con i cosiddetti “traffic lights”. Tra i soci promotori dell’associazione figurano player di spicco del F&B made in Italy: Coldiretti, Ferrero, Inalca/Cremonini, Consorzio Casalasco (Pomì e De Rica); e ancora Bonifiche Ferraresi, Ocrim, Farchioni Olii, Cirio agricola, Donna Fugata, Maccarese, OL.Ma, Giorgio Tesi Group, Terre Moretti (Bellavista) e Amenduni.

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