Grocery Outlet, la catena low cost sfida Aldi e Lidl

L’insegna regionale americana nota per le politiche di opportunistic buying prepara la scalata al mercato nazionale. Nel mirino ha proprio i discount tedeschi, che vuole battere sul loro stesso terreno
Grocery Outlet, la catena low cost sfida Aldi e Lidl

Negli Stati Uniti, quattro bottiglie da 1,25 litri di acqua minerale Evian costano in media 9,99 dollari. Negli store della catena Grocery Outlet, invece, si possono acquistare otto bottiglie per 3,99 dollari. Sembrerebbe una promozione, un’offerta limitata, invece è semplicemente la regola. Anzi, un vero e proprio modello di business che lo scorso anno ha portato nelle casse di Grocery Outlet un fatturato complessivo pari a circa 2 miliardi di dollari. I suoi 300 punti vendita, sparsi tra California, Idaho, Nevada, Oregon, Pennsylvania e lo stato di Washington, propongono marchi nazionali a prezzi ribassati dal 40 al 70%. Si tratta di brand del calibro per esempio di Del Monte, ConAgra e Quaker Oats, nonché di 365 Everyday Value, un’etichetta privata di Whole Foods. Nel complesso, però, la presenza di private label è molto inferiore in confronto all’assortimento di grandi marche, tanto da costituire un elemento di forte differenziazione rispetto per esempio a un discount come Aldi. Il tutto, a vantaggio della percezione di valore che, soprattutto negli ultimi anni, ha fatto la fortuna del player statunitense.

GROCERY OUTLET: UN RETAILER INDIPENDENTE

In realtà l’insegna è attiva dal 1946, quando il fondatore Jim Read acquistò cibo in eccedenza dal governo e aprì negozi al dettaglio per rivenderlo a prezzi bassissimi. Oggi al timone della società c’è la terza generazione della famiglia, ma proprietari e gestori dei negozi sono famiglie locali, che decidono l’offerta in base alle esigenze della comunità di appartenenza. Tra questi spiccano, non a caso, molti ex store manager di Aldi.

OPPORTUNISMO E MARGINI ELEVATI

Dietro alla convenienza di Grocery Outlet c’è una precisa strategia che ruota intorno al cosiddetto approvvigionamento opportunistico. Per oltre il 60% dell’offerta, dunque, il retailer si rifornisce dai player dell’industria alimentare che hanno scorte in eccesso, oppure prodotti rimasti in magazzino perché c’è stato un cambio nell’imballaggio. A questi si aggiungono talvolta cibi freschi che hanno da poco superato la data di scadenza consigliata, ma comunque perfettamente utilizzabili.

DEMOCRATIC LUXURY

Altre peculiarità di Grocery Outlet, che rendono i suoi supermercati molto diversi anche da format low cost come Dollar General e Dollar Tree, sono il design e l’estetica degli spazi. I negozi, che hanno una superfice variabile dai mille ai 2.300 metri quadrati, quindi simile a quella di Aldi, sono progettati per comunicare ai clienti un’idea di alta qualità e, in diversi casi, persino di lusso.

IL PARERE DI SUPERMERKET GURU

Forte di un giro d’affari in rapida espansione, la catena ha annunciato l’intenzione di aprire 25 nuovi store entro la fine dell’anno, di cui 14 a Los Angeles, e altri 40 durante il 2019. Secondo Phil Lempert,  noto analista americano conosciuto come Supermarket Guru, Grocery Outlet e il suo modello di business potrebbero diventare una salvezza per i brand nazionali, alle prese con l’offensiva dei marchi privati.

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