Peste suina africana, Coldiretti: “Stop importazioni dal Belgio”

Dopo i casi di Etalle, si rinnova la richiesta di introdurre l'etichetta d’origine sui salumi e i prodotti trasformati, oltre a maggiore chiarezza sui flussi commerciali

“Occorre uno stop immediato alla carne di maiale importata dal Belgio”. Così tuona Coldiretti dopo la recente scoperta dell’Autorità per la sicurezza alimentare del Belgio (Afsca) dei due casi di peste suina africana a Etalle. “Servono misure urgenti per tutelare gli allevamenti nazionali e garantire al consumatore la fornitura di carni provenienti da animali sani – si legge nel comunicato –. L’Italia importa dal Belgio suini vivi e carni fresche e lavorate per un valore di oltre 52 milioni di euro (+4% 2017 vs 2016)”.

STOP ED ETICHETTE

Mentre l’Afsca si è subito attivata con i ministeri competenti per stabilire le misure atte a evitare l’estendersi del contagio, Francia e Lussemburgo hanno già chiesto misure di protezione allertando i propri servizi di sicurezza alimentare e i ministeri. Anche in considerazione del fatto che il Belgio mantiene, in questo momento, lo status di ‘indenne da malattia’ riguardo gli allevamenti suinicoli e non è dunque sottoposto ad alcun vincolo. “Si conferma di nuovo la necessità di introdurre al più presto l’obbligo dell’etichetta d’origine su tutti i salumi e i prodotti trasformati, in una situazione che vede oggi due prosciutti su tre venduti in Italia provenienti dall’estero – sottolinea il vice presidente nazionale di Coldiretti Ettore Prandini –. Ma occorre anche togliere il segreto sui flussi commerciali con l’indicazione pubblica delle aziende che importano prodotti per consentire interventi rapidi e mirati”.

PESTE SUINA AFRICANA, UN RISCHIO PER TUTTI

La peste suina africana è una malattia virale contagiosa che colpisce suini e cinghiali, ma non gli esseri umani. Il virus si trasmette facilmente da un animale all’altro per contatto fra sé o con attrezzature contaminate (camion e mezzi con cui vengono trasportati gli animali, stivali, ecc…); ma anche attraverso i resti di cibo che trasportano il virus. “Il rischio che il contagio possa essere esteso agli allevamenti italiani – continua Coldiretti – rappresenterebbe un gravissimo danno economico per le imprese e per la pubblica amministrazione, con costi di decine di milioni di euro per procedere ai necessari interventi di prevenzione”.

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