Aumenta il valore del grano duro italiano

In base a un’analisi della Coldiretti è crescita boom (+20%), un anno dopo l’introduzione dell’obbligo di indicare l’origine della materia prima sulle etichette della pasta

A poco più di un anno dall’obbligo di indicare l’origine del grano sulle etichette della pasta, il valore del frumento duro in Italia è cresciuto del 20%. E’ quanto emerge da un’analisi di Coldiretti, secondo la quale a sostenere le quotazioni sono “il boom delle paste 100% di grano italiano, ma anche il crollo delle importazioni dal Canada per le preoccupazioni relative all’uso del glifosato in preraccolta secondo modalità vietate in Italia. Una tendenza che ha provocato il crollo delle semine di grano duro in Canada, dove gli agricoltori hanno deciso di coltivare il 18,8% in meno di terreno a grano duro rispetto allo scorso anno”. Un dato, quest’ultimo, che arriva dall’Istituto di statistica canadese, che certifica comunque il primato produttivo planetario del Paese.

IL RUOLO DELL’ITALIA NELLA PRODUZIONE MONDIALE DI GRANO DURO

Secondo le previsioni del ministero dell’Agricoltura canadese quest’anno mancheranno all’appello oltre un milione di tonnellate di grano duro nel bilancio produttivo mondiale. Per la campagna 2019/2020 è atteso un raccolto mondiale di 36,7 milioni di tonnellate, il 3,5% in meno rispetto al dato di produzione dell’ultima annata (38 milioni).

L’Italia è il principale produttore europeo, e il secondo produttore mondiale, di grano duro destinato alla produzione di pasta. Il raccolto previsto è di 4 milioni di tonnellate nel 2019, in calo rispetto all’anno scorso su una superficie coltivata scesa a 1,2 milioni di ettari concentrati nell’Italia meridionale. Soprattutto in Puglia e Sicilia, che da sole rappresentano circa il 40% della produzione nazionale. Intanto crescono del 5% la superfici coltivate a grano biologico (dati Crea).

Gli italiani sono inoltre i maggiori consumatori mondiali di pasta, con una media di 23 chili all’anno pro-capite. L’Italia si conferma leader anche nella produzione industriale, con 3,2 milioni di tonnellate, davanti a USA, Turchia e Brasile.

ACCORDI DI FILIERA

L’analisi di Coldiretti è stata presentata in occasione della firma di un accordo triennale tra FdAI (Firmato dagli Agricoltori Italiani) e pastificio Casa Milo. L’intesa prevede per il grano duro un prezzo minimo garantito che tenga conto dei costi di produzione, oltre ad un premio qualità per i coltivatori per arrivare a coprire un fabbisogno di oltre 7 milioni di chili. Le migliori varietà di grano duro selezionate dalla Società Italiana Sementi (SIS) dei Consorzi Agrari d’Italia, da Emilio Lepido a Furio Camillo, da Marco Aurelio a Massimo Meridio fino al Panoramix, verranno coltivate dagli agricoltori sul territorio pugliese che produce più di un quarto di tutto il frumento duro italiano.

L’OBBLIGO DI INDICAZIONE DI ORIGINE IN ETICHETTA

Il progetto – evidenzia Coldiretti nasce sotto la spinta del crescente interesse per la pasta 100% di grano italiano grazie all’entrata in vigore dell’obbligo di indicare l’origine in etichetta. Un elemento di trasparenza che ha portato ad un profondo cambiamento sugli scaffali dei supermercati, dove si è assistito alla rapida proliferazione di marchi e linee che garantiscono l’origine italiana del grano impiegato. Da La Molisana ad Agnesi, da Ghigi a De Sortis, da Jolly Sgambaro a Granoro, da Armando a Felicetti, da Alce Nero a Rummo, dai prodotti certificati FdAI fino al gruppo Barilla con il marchio ‘Voiello’ e la linea Integrale 100% italiano, sono sempre più numerosi i brand che garantiscono l’origine nazionale del grano”.

© Riproduzione riservata