Dazi, ecco come gli Usa dividono l’Europa

Le tariffe addizionali che l’amministrazione Trump potrebbe applicare dal 18 ottobre sono molto diversificate da un Paese all’altro. Il Consorzio del Parmigiano Reggiano all'attacco: vogliono colpire le indicazioni geografiche

Dazi sì, ma non per tutti e non nella stessa misura. Osservando le liste di prodotti alimentari europei colpiti dall’amministrazione Trump, nel confronto da un Paese all’altro si notano parecchie differenze. L’Italia, ad esempio, subirà aumenti doganali per i suoi prosciutti (solo i cotti), Parmigiano Reggiano e Grana Padano, Pecorino romano e Provolone insieme a quasi tutto il comparto dairy (tranne la mozzarella di bufala campana), oltre a frutta e verdura (ma non il pomodoro).

Un sospiro di sollievo, almeno per ora, per Prosciutto di Parma e di San Daniele, olio di oliva, vini e pasta. Ma al riparo non saranno affatto, invece, i vini francesi, il whisky scozzese, le olive spagnole, la lana e il caffè tedeschi. Colpiti anche i biscotti inglesi e tedeschi (ma non il made in Italy di Ferrero e Barilla-Mulino Bianco).

DAZI: I PARADOSSI DEI PRODOTTI E DEI TASSI

Curiose le scelte americane sugli alcolici: tassano il vino francese ma non lo champagne. C’è poi un dazio su whisky scozzesi e irlandesi che, più che una punizione per i sussidi all’Airbus, sembra una rappresaglia per la tassa sul bourbon Usa messa dall’Ue quando Trump ha imposto dazi su acciaio e alluminio europeo.

Il dazio sui liquori in Italia penalizza soprattutto Campari. Che, però, salva il Grand Marnier, mentre ancora non è chiaro se gli americani pagheranno una tassa sullo spritz: la bassa gradazione alcolica dell’Aperol potrebbe infatti esentarlo. Altro paradosso è che l’industria aeronautica, all’origine del caso, venga tassata meno di quella alimentare (10% invece del 25).

LE POSSIBILI CONSEGUENZE

Rispetto allo scenario iniziale — via libera del WTO a dazi fino al 100%, un raddoppio del prezzo che avrebbe ucciso questi prodotti — la tassa del 25% inciderà sui consumi ma non distruggerà il mercato: oltre a penalizzare le imprese europee i dazi verranno di fatto pagati dai consumatori americani. Tra nove mesi, poi, quando lo stesso WTO autorizzerà le sanzioni contro l’America per i sussidi alla Boeing, sarà la volta della rappresaglia europea, a meno che nel frattempo Trump non si metta a negoziare con l’Europa. Magari sospendendo (come ha già fatto con la Cina) l’attuazione dei dazi.

CONSORZIO PARMIGIANO REGGIANO: DAGLI USA GUERRA ALLE IG EUROPEE

Secondo il Consorzio del Parmigiano Reggiano, che si rifà ad un documento della National Milk Producers Federation (l’Associazione dei produttori di latte che produce più dei due terzi del latte americano) “gli Stati Uniti calano la maschera e dichiarano quali siano i veri obiettivi dei dazi: fare la guerra alle indicazioni geografiche europee. Finalmente è chiaro – sottolinea in una nota il presidente del Consorzio, Nicola Bertinelliper quale motivo nell’elenco dei prodotti soggetti a dazio aggiuntivo del 25% ci siano solo determinate indicazioni geografiche italiane, come il Parmigiano Reggiano. I dazi non sono altro che una ripicca perché l’Europa tutela le DOP registrate. I formaggi americani (come il Parmesan, ma anche l’Asiago o il Gorgonzola, la Fontina made in USA ) non possono pertanto entrare all’interno dell’Unione Europea.

Le pretese del governo americano sono assurde: noi non permetteremo mai agli americani di vendere in Italia il Parmesan, e questo vale anche per tutti gli altri consorzi di tutela delle indicazioni geografiche italiane. Sul mercato non ci devono più essere un Parmesan made in Wisconsin, un Asiago o un Gorgonzola americani. Se Trump è America first, il Consorzio del Parmigiano è ‘American consumers first’. Il Consorzio del Parmigiano Reggiano si batte affinché, anche fuori dall’Unione Europea, il nome Parmesan possa essere utilizzato solo per l’autentico prodotto Parmigiano Reggiano. Altrimenti – conclude Bertinelli – non saranno solo le aziende italiane a subire un danno, ma tutti i consumatori americani che vengono ingannati perché acquistano un fake nella convinzione di acquistare il vero Parmigiano Reggiano”.

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