Brexit: vola il Prosecco, stop al falso Parmigiano

Mentre il popolo di Sua Maestà sta letteralmente facendo incetta di bollicine italiane, sulle quali incombe l’incubo Brexit, il Consorzio del Parmigiano Reggiano è stato chiamato ad un deciso intervento

Più 14%. E’ il dato relativo all’export di Prosecco verso il Regno Unito registrato nei primi 9 mesi del 2019. E’ quanto emerge da un’analisi di Coldiretti elaborata dai dati Istat e presentata in occasione dell’ultima assemblea nazionale. L’analisi sottolinea come quasi una bottiglia su tre esportata venga spedita in Terra d’Albione, a conferma di quanto gli inglesi amino le bollicine italiane tanto quanto il luppolo locale. Nel 2018 infatti le esportazioni di prosecco in Gran Bretagna hanno fatto registrare la cifra record di 348 milioni di euro su un totale export vinicolo di 827 milioni. Ma ora sul vino, così come sull’ortofrutta e sui formaggi, pesa l’incognita Brexit, con il rischio sia di misure restrittive e penalizzanti per i prodotti comunitari, sia dell’invasione dei falsi.

Già in passato, fa notare Coldiretti, vi sono state vertenze nei confronti della Gran Bretagna con i casi della vendita di falso prosecco alla spina o in lattina fino ai kit per produrre in casa finti Barolo e Valpolicella o addirittura Parmigiano Reggiano. E parlando di Parmigiano Reggiano, la corsa alle scorte di Prosecco degl inglesi pre-Brexit, ha per certi versi delle analogie con la corsa ai formaggi italiani registrata nel periodo pre-dazi del presidente Trump.

PARMESAN? NO THANKS

Restano in tema Parmigiano Reggiano, è da registrarsi l’intervento del Consorzio, nei giorni antecedenti il Natale, contro i grandi magazzini Selfridges. Il motivo? Un prodotto denominato “Parmesans” che basandosi sul gioco di parole “Sans Parmesans” ovvero senza Parmigiano, spacciava come “grated italian style Parmesans”, in piena violazione della DOP, un prodotto che di Parmigiano Reggiano non aveva probabilmente neanche l’odore, essendo prodotto nei dintorni di Londra utilizzando un mix di anacardi, lievito nutrizionale, sale dell’Himalaya, aglio e olio tartufato.

Grazie all’intervento del Consorzio, il produttore inglese ha modificato il nome del prodotto in etichetta eliminando qualsiasi riferimento alla DOP. La notizia, è collegata, seppur indirettamente alla Brexit, in quanto potrebbe prefigurare un futuro a tinte fosche per i formaggi italiani in Gran Bretagna: scaffali popolati di falsi Made in UK o anche Made In USA, a causa delle forti pressioni della lobby statunitense del settore caseario che, avendo incrementato la propria quota di mercato negli Stati Uniti, porrebbe conquistare anche il Regno Unito.

Ovviamente una Gran Bretagna all’interno della Comunità Europea sarebbe sempre soggetta alle normative comunitarie, DOP e IGP incluse ma la Brexit potrebbe davvero aprire nuovi scenari.

© Riproduzione riservata