Il Pecorino romano Dop si fa in tre

Il Consorzio autorizza tre nuove tipologie di formaggio per trovare nuovi sbocchi, aumentarne il prezzo e scongiurare un’altra crisi del latte sardo

A quarant’anni dalla nascita, il Consorzio per la tutela del Pecorino Romano Dop punta su tre nuovi prodotti per conquistare nuovi mercati internazionali e affermarsi sui canali di diffusione di fascia più alta, come gli hotel, i ristoranti e i gourmet store.

L’obiettivo è offrire nuovi sbocchi al latte di pecora sardo, in modo da sostenerne il prezzo riconosciuto ai pastori e scongiurare così il rischio di una nuova crisi, a quasi un anno dalle proteste di strada e dalle centinaia di litri di latte versati.

I TRE NUOVI TIPI DI PECORINO ROMANO

Le tre nuove tipologie di Pecorino Romano si chiameranno “Extra” (a basso contenuto di sale), “Riserva” (stagionato almeno 14 mesi) e di “Montagna”. Il percorso di modifica del disciplinare di produzione della Dop è stato avviato nelle settimane scorse e l’assemblea dei soci del Consorzio ha già approvato le modifiche al Disciplinare.

PUNTARE SU QUALITÀ E DIVERSIFICAZIONE

Non ci sarà più una sola referenza, indistinta, rispetto alla qualità, ma verranno introdotti elementi qualitativi che differenzieranno il prodotto e ci consentiranno di affermarci su mercati completamente nuovi o ancora solo parzialmente esplorati, spostandoci da quelli prettamente industriali alle vendite per le tavole, soprattutto in mercati come quello americano – spiega Salvatore Palitta, presidente del consiglio direttivo del Consorzio -. Ma anche il consumatore potrà liberamente scegliere quale tipologia di Pecorino comprare. La componente salina, elevata per tradizione, è sempre stata associata al Pecorino romano. Oggi, è arrivato il momento di far arrivare un’informazione precisa al consumatore”.

PROBLEMI DI PREZZO

A quasi un anno dalle proteste in Sardegna, il prezzo del latte di pecora è risalito, ma ancora non abbastanza da accontentare i pastori. Che lo scorso ottobre, alla ministra delle Politiche agricole Teresa Bellanova, avevano chiesto lo sblocco dei fondi (promessi e mai attivati) per il sostegno al settore, l’abbattimento dei tassi di interesse per i prestiti degli allevatori e, soprattutto, un prezzo del latte di pecora fissato ad almeno 0,90 euro al litro. Ora, ad alzare le remunerazioni, ci proverà il Consorzio, offrendo nuovi sbocchi di fascia al latte dei pastori.

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