Ferrarini, ecco la controproposta di Pini e Amco per il concordato

Le due società provano a chiudere la partita contro la cordata Bonterre offrendo il 33% ai creditori chirografari dell'azienda reggiana, ma la politica è in rivolta per la discesa in campo della società pubblica
Ferrarini, ecco la controproposta di Pini e Amco per il concordato

Preannunciata qualche giorno fa, è arrivata nei termini previsti la proposta di concordato per il salvataggio di Ferrarini spa studiata dal gruppo Pini e che vede la discesa in campo di Amco, la società pubblica che ha in pancia una fetta di crediti del salumificio emiliano (e delle altre aziende della galassia della famiglia reggiana). Questa offerta è alternativa a quella capitanata da Bonterre, con il supporto finanziario di Intesa Sanpaolo e Unicredit, e trova l’appoggio della famiglia Ferrarini, da tempo vicina ai Pini nel tentativo di rilancio del gruppo alimentare.

La nuova proposta fa perno sulla creazione di “Rilancio Industrie Agroalimentari” (Ria), una società partecipata da Pini Italia all’80% e da Amco al 20%, destinata a rilevare il 100% di Ferrarini spa qualora ottenga l’omologa da parte del tribunale fallimentare di Reggio Emilia. Le due grandi novità sono, quindi, l’impegno diretto di Amco in quest’avventura, e l’uscita dall’azionariato della famiglia reggiana, che non è nel libro soci di Ria ma che dovrebbe continuare a collaborare con la nuova società. La proposta targata Ria, pur non avendo oggetto formale anche la Vismara, trainerebbe nella nuova compagine anche lo storico marchio lombardo che sarebbe considerato un asset importante nel rilancio del gruppo.

UN ACCORDO CHE VALE IL 33% DI RISTORO

Su cosa punta la proposta Ria? I dettagli al momento non si conoscono perché il piano sarà ufficialmente disponibile nelle prossime ore, ma stando alle prime comunicazioni ufficiali, il punto di forza sarebbe la disponibilità a soddisfare i creditori chirografari, suddivisi per classi, con il 33% della loro esposizione. Percentuale che, qualora sia attestata, renderebbe “inammissibile la proposizione di concordati concorrenti” sottolinea una nota emessa dai promotori di questa offerta che sembrerebbe essere più attraente di quella di Bonterre. I creditori privilegiati e prededucibili saranno, inoltre, soddisfatti al 100 per cento e sarebbero mantenuti i livelli occupazionali.

Dal canto suo, il partner finanziario Amco – guidata dall’ex dirigente di Unicredit Marina Natale – si impegnerà in Ria sostituendo con azioni i suoi crediti vantati verso le società lussemburghesi azioniste di Ferrarini e potrà designare componenti degli organi societari e responsabili di funzioni di controllo. Secondo quanto riportato dall’agenzia Ansa, Amco, inoltre, si è anche impegnata a erogare un finanziamento a medio termine di 12 milioni di euro qualora l’operazione vada in porto post omologa del tribunale.

UN NUOVO STABILIMENTO NEI PIANI DI RILANCIO

Rilancio Industrie Agroalimentari, dicono i promotori, si occuperà “della gestione in continuità con il passato, potendo disporre del know-how di produzione e delle consolidate relazioni sia con la Gdo, sia con la rete distributiva rivolta alle vendite al dettaglio”. Il gruppo Pini metterà poi a disposizione “la propria rete commerciale nel mondo, la medesima che consentirà presto al gruppo di superare i due miliardi di euro di fatturato, consentendo a Ferrarini di aumentare in modo esponenziale il raggio di azione all’estero”. Nei piani anche la realizzazione di un nuovo cottificio che sostituirà quello di Rivaltella, “ma che sarà certamente ubicato nel territorio reggiano” e la vendita dello stabilimento in Polonia “con la produzione che verrà trasferita in Italia”.

LEGA E ITALIA VIVA FURIOSE PER IMPEGNO AMCO

La parola ora passa ai creditori e al tribunale, ma la discesa in campo della società pubblica Amco a fianco del gruppo Pini, attivo nella macellazione di suini a livello internazionale e nella produzione di bresaole valtellinesi ma toccato da inchieste penali in Ungheria per presunte frodi fiscali (il fondatore Piero Pini è stato anche arrestato, e poi scarcerato, in Ungheria) ha scatenato una serie di reazioni negative a livello politico.

“Sarebbe criminale se un’azienda statale come Amco, controllata dal ministero del Tesoro, preferisse l’offerta di un’azienda spagnola a scapito del made in Italy” hanno scritto in una nota i senatori della Lega, Gian Marco Centinaio, già ministro dell’Agricoltura e del Turismo e Giorgio Maria Bergesio, capogruppo in commissione Agricoltura a Palazzo Madama, commentando la possibilità di delocalizzare la produzione della storica azienda agroalimentare di salumi in Spagna dove Pini ha una importante presenza.

Il deputato di Italia Viva Michele Anzaldi chiede che “il presidente del Consiglio Conte convochi subito il presidente e l’amministratore delegato di Amco e chieda spiegazioni, alla luce della scelta dell’azienda pubblica di non sostenere il fronte pro Made in Italy (Bonterre, ndr) nella procedura di salvataggio di Ferrarini ma di appoggiare la cordata alternativa”.

Per Mino Taricco, capogruppo Pd in commissione Agricoltura al Senato, “sicuramente la costruzione di una ampia cordata come quella che coinvolge Gruppo Bonterre – Grandi Salumifici Italiani, Opas (la maggiore organizzazione di prodotto tra allevatori del comparto suinicolo italiana) e HP (società tra Consorzi Agrari e Bonifiche Ferraresi), supportate da Banca Intesa e Unicredit, ha tutte le carte in regola per rappresentare una proposta solida e strategicamente interessante per il settore ed il territorio”.

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