Food Social Impact: il nuovo progetto sostenibile di Gruppo Food

Uno strumento a tutto tondo per approfondire le buone pratiche di sostenibilità della filiera agroalimentare e contribuire a delineare le linee guida per una crescita più responsabile
Food Social Impact: il nuovo progetto sostenibile di Gruppo Food

Quella della sostenibilità è un’azione collettiva, che richiede la partecipazione di tutti: dalle imprese al consumatore, dal mondo della comunicazione alle istituzioni. Gruppo Food, per porre l’accento sulla salvaguardia dell’ambiente declinata nel comparto dell’agroalimentare, ha lanciato Food Social Impact, un progetto innovativo che promuove e valorizza le best practice e i comportamenti sostenibili della filiera agroalimentare italiana. Come? Con approfondimenti verticali, dati, best case degli operatori del settore sul magazine Food e sul sito Foodweb.it, oltre che con newsletter, videointerviste, whitepaper, eventi, webinar e report legati ai temi della sostenibilità etica e ambientale. L’obiettivo è cercare di far confluire le conoscenze e le innovazioni per definire, insieme agli operatori del settore, le linee guida da condividere e promuovere per una crescita sostenibile.

L’iniziativa è stata presentata online nella mattinata del 12 novembre, da Maria Cristina Alfieri – Coordinatrice di Food Social Impact, durante “Nutrizione, ambiente e persone – A che punto è il food italiano?”, evento di debutto che ha portato sul palcoscenico virtuale le tre parole chiave attorno alle quali ruota il progetto: nutrizione, ambiente e persone.

IL CARRELLO SOSTENIBILE

Le persone, intese come consumatori, sono sempre più attente e responsabili a cosa mettono nel carrello, preferendo prodotti salutari per la salute e poco impattanti per l’ambiente, come emerge dai risultati della ricerca BvaDoxa. Al momento dell’acquisto cercano soprattutto la sicurezza e a garantirgliela sono per lo più aspetti concreti come la provenienza locale dei cibi e le filiere controllate. La sostenibilità, invece, se non riempita di significati rischia di rimanere un concetto distante dai consumatori, i quali sono sì consapevoli della crisi ambientale, ma siccome vedono il futuro con incertezza, cercano soluzioni più alla loro portata”, ha spiegato Daniela Conti – Head of BU Consumer Goods & Advertising di BvaDoxa.

Se da un lato la pandemia, causata dal dilagare del nuovo coronavirus, ha messo in risalto che per proteggere la salute va protetto l’ecosistema, dall’altra parte bisogna educare quella fetta di consumatori che considera questi temi ancora un po’ astratti. “Stiamo facendo molto nell’area dell’educazione alimentare: ricorriamo alla tecnica del proximity marketing, così il cliente sa cosa sta acquistando, le caratteristiche del prodotto e della filiera. È importante sia un’educazione alimentare, sia un’educazione all’acquisto e al consumo. Non a caso abbiamo investito in iniziative di lotta allo spreco, per sensibilizzare i consumatori, e in un progetto sulla scuola per stare vicino alle famiglie”, ha osservato Giorgio Santambrogio – CEO, di Gruppo Végé.

Gli italiani rispetto, agli altri Paesi dell’Unione Europea, sono al primo posto nell’associare sostenibilità e nutrizione, dall’altro – come ha commentato Marco Eccheli – Managing Director di AlixPartnersil packaging e le etichette dettagliate sono gli elementi chiave per la scelta dei prodotti più attenti al contenuto nutrizionale e alla sostenibilità. A ciò si aggiunge un altro aspetto che le aziende non devono trascurare e cioè la territorialità dei prodotti: più sono locali e più tendono ad attirare il consumatore.

E proprio la territorialità può diventare un acceleratore economico di sviluppo, contribuendo a creare ricchezza locale. “Rispetto al passato cerchiamo di lavorare di più con le pmi del territorio, valorizzandole. Ad esempio, abbiamo creato un portale ah hoc su cui le aziende possono proporsi come fornitori e presentare i prodotti. Certo c’è una selezione sulle referenze che hanno più valore, ma è un canale per entrare in contatto con molte realtà locali in cui sono presenti i nostri punti vendita”, ha spiegato Luca Migliolaro – Direttore Commerciale di Supermercati Pam.

LA SOSTENIBILITÀ È DIVENTATA PRIMARIA

Gli investimenti in sostenibilità non possono essere secondari perché contribuiscono al profitto aziendale. Molte aziende ne sono sempre state consapevoli.
Il cibo è importante e Coop fin dagli anni ’80 ha iniziato a lavorare per filiera, quindi in una modalità collettiva, mettendo in rete le conoscenze e le esperienze. Il carrello della spesa può cambiare il Pianeta. La sostenibilità, soprattutto quella legata al cibo, non è più una scelta. Per le imprese consapevoli è diventata un obbligo visto che l’emergenza c’è ed urgente intervenire. Inoltre, le persone hanno ormai maturato questa sensibilità quindi bisogna dare risposte capaci di mixare attenzione all’ambiente, giusta remunerazione al lavoro delle persone e sostenibilità economica per le imprese. Il tutto declinato in un prezzo giusto per chi acquista un prodotto, ha osservato Maura Latini – CEO di Coop Italia.

L’impellenza della sostenibilità è stata il minimo comun denominatore di Nutrizione, ambiente e persone: a che punto è il food italiano? Nelle riflessioni tutti gli opinion maker che sono intervenuti a dipingere il quadro contemporaneo delle buone pratiche della filiera agroalimentare.

“La sostenibilità è urgente, alla luce di questa consapevolezza abbiamo sempre unito al profitto l’impatto positivo verso la società e l’ambiente. Le aziende non sono un’isola all’interno di un ambito sociale perché impattano sul territorio e sul sistema, quindi va prestata attenzione ai bisogni e agli sprechi. Number 1 è attiva a risolvere concretamente queste problematiche con varie iniziative, a partire da quelle che si affiancano al Banco Alimentare e quelle di supporto alla disoccupazione”, ha commentato Renzo Sartori – Presidente di Number 1, operatore logistico che si sta trasformando in Benefit corporation.

Per anni essere green ha significato poco, poi è diventata una necessità per competere sul mercato, Bennet, invece, ha da sempre affrontato l’impatto ambientale con azioni etiche. Quest’anno l’azienda ha pubblicato il bilancio di sostenibilità per la prima volta, passando da uno stadio informale a uno stadio più consapevole e comunicabile all’esterno e ai consumatori. Abbiamo messo a sistema la sostenibilità, legata a nutrizione, ambiente e persone, che di fatto c’è sempre stata, ponendoci anche degli obiettivi di crescita, ha osservato Simone Pescatore – Direttore Marketing e Comunicazione di Bennet.

Sulla crescita sostenibile ha sempre puntato anche Chr Hansen che fa impresa contribuendo a risolvere alcuni dei 17 goal dell’agenda 2030 delle Nazioni Unite.
“Ad esempio, per contrastare la fame nel mondo, da alcuni studi condotti sul microbioma del suolo abbiamo individuato batteri utili a migliorare il suolo e quindi a produrre di più riducendo e/o azzerando il ricorso a sostanze di sintesi chimica. I batteri buoni possono contribuire anche a raggiungere il terzo goal, quello di assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età”, ha spiegato Massimo Nurisso – Direttore Commerciale di Chr. Hansen Italia. Come? Attraverso il consumo di prodotti probiotici che contengono particolari batteri lattici selezionati. E ancora aggiungendo ceppi microbici selezionati al processo di fermentazione degli alimenti della filiera lattiero casearia si può allungare la shelf life naturalmente.

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