Coop, le previsioni per la Gdo nel 2021

Nell’ultimo Rapporto Coop – Nomisma l’analisi dei consumi degli italiani nell’era del next normal. Sì al vaccino e allo slow cooking, in attesa della ripresa
Coop, le previsioni per la Gdo nel 2021

La ripresa economica si allontana, mentre la possibilità di vaccinarsi si fa sempre più reale (solo un italiano su dieci si dice contrario alla vaccinazione). Il Covid-19 ha funzionato come un catalizzatore di trasformazioni e se alcune delle abitudini da lockdown si consolideranno, in parte saranno invece superate e ribaltate. Stando alle previsioni del sondaggio “2021, l’anno che verrà” svolto in collaborazione da Coop e Nomisma e nell’indagine “2021 Restart. Il nuovo inizio per l’Italia e gli italiani”, la “bolla” in cui gli italiani si sono chiusi facendo di necessità virtù è prossima all’esplosione.

Fra le voci di spesa in crescita, in un 2021 che non potrà comunque riguadagnare i livelli e la composizione della spesa pre-Covid (la stima si attesta su un +4,9%), tornano prepotentemente i viaggi e le vacanze, la socialità live e una nuova mobilità (sostenibile e Covid-free).

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E-COMMERCE, UN RUOLO SEMPRE PIÙ PROMINENTE

Il “digital jump” scattato con la pandemia non accenna a fermarsi e la nuova vita online degli italiani è un dato acquisito. La casa e il cibo rimangono dei capisaldi nel post-Covid. Gli alimenti sono prima di tutto sostenibili, ma questo concetto si fa più articolato e include, a fianco del generico rispetto per l’ambiente, l’aggiunta di produzione locale e di filiera controllata. Compare anche il principio della giusta remunerazione per i vari attori della filiera.

Il balzo in avanti registrato dalla Gdo in un 2020 alterato dalla pandemia è inoltre destinato a ridursi nel 2021 con il graduale esaurirsi dell’emergenza sanitaria e con il contemporaneo possibile acuirsi di quella sociale. Si attende infatti una flessione del fatturato della rete fisica della grande distribuzione del 2,6% (-1,6% considerando anche le vendite online).

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SPERANZA E CAMBIAMENTO, I NUOVI MANTRA

Pur essendo ben consapevoli che il recupero della situazione economica e sociale ante-Covid è ancora molto lontano, soprattutto per l’Italia (tanto che per il 33% del campione di manager intervistati la ripresa scivola addirittura al 2025 e oltre), gli italiani esprimono con forza la voglia di voltare pagina e rompere la bolla che per molti mesi li ha tenuti reclusi in un drammatico presente sospeso. Non è un caso che 7 italiani su dieci siano già convinti di vaccinarsi, e altri 2 nutrano qualche dubbio ma probabilmente alla fine lo faranno.

Per il 37% del campione la “speranza” torna prepotentemente ad essere la parola che meglio può descrivere il 2021, subito seguita dal “cambiamento” (19%) e dalla possibilità di poter presto costruire “qualcosa di nuovo”. Già da tempo lontani dai cliché che li vogliono ancora conformisti e abitudinari, gli italiani di oggi sembrano voler ulteriormente accelerare quella metamorfosi che li contraddistingue da alcuni anni.

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LA (LENTA) RIPRESA DEI CONSUMI: CASA, SALUTE E DIGITAL

Il 2020 si chiude con la più ampia contrazione dei consumi dal dopoguerra (-10% rispetto all’anno precedente) e il 2021 vedrà certamente una ripresa (stimabile in un +4,9%) che non consentirà però di riguadagnare i livelli e la composizione della spesa pre-Covid. Il 21% degli italiani infatti prevede oggi di spendere più del 2019, con un maggiore ottimismo rispetto ad un analogo sondaggio realizzato nello scorso agosto (erano il 16%).

Nella nuova realtà del next normal le intenzioni di spesa sembrano privilegiare alcune categorie di consumo e penalizzarne altre. A pagare più di tutti il prezzo della pandemia, delle nuove paure o delle mutate abitudini, saranno soprattutto i trasporti pubblici, l’ambito in cui gli italiani pensano di ridurre più di tutto le spese rispetto al 2019; ma anche abbigliamento, calzature, abbonamenti, pay tv risentono pesantemente del timore della riduzione dei redditi. La casa rimane invece uno dei capisaldi nel post-Covid; uno su 5 sogna la domotica, quasi 4 su 10 ragionano su ristrutturazioni o efficientamento energetico, e ai primi posti nella lista dei desideri compaiono anche le spese per rinnovare l’arredamento, i grandi elettrodomestici e persino i robot da cucina. Il digital jump trova nuova linfa anche nelle previsioni 2021: quasi un italiano su due investirà su nuovo smartphone, tablet, pc, smart tv. E anche i pagamenti on line, l’e-grocery e il delivery saranno sempre più frequenti.

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IL CIBO DEL NEXT NORMAL

Ancora una volta il cibo è metafora dell’Italia e degli italiani. Assieme alla salute e alla casa, rimane l’ultimo argine alla riduzione dei consumi rispetto al pre-Covid. Ma comunque quello del 2021 sarà per molti un cibo sobrio (se per il 71% del campione questa voce di spesa rimarrà stabile, un 15% intende risparmiare). Continua l’onda lunga dello “slow cooking”, la nuova strategia degli italiani per spendere meno acquistando più ingredienti di base e meno piatti pronti, e contemporaneamente difendere qualità e salubrità del proprio cibo cucinandolo spesso in autonomia (il 30% già ad agosto prevedeva di dedicare più tempo alla preparazione dei pasti).

Secondo gli executive della filiera alimentare gli acquisti si concentreranno maggiormente sugli alimenti prodotti con materie prime italiane e naturali/sostenibili (rispettivamente il 53% e il 48% del campione ritiene che queste categorie registreranno le migliori performance rispetto all’anno precedente) oltre che con ingredienti freschi (in crescita per il 52%). Proprio il concetto di prodotto sostenibile però si fa più articolato e al generico rispetto dell’ambiente si affiancano il concetto di produzione locale o legata al territorio (il 50% abbina questo tema alla sostenibilità) e una filiera controllata (49%). Compare anche il principio della giusta remunerazione per i vari attori della filiera (la cita abbinata alla sostenibilità il 47% del campione).

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LE PROSPETTIVE DELLA GDO

Con la nuova serie di chiusure che hanno caratterizzato la fine del 2020, gli italiani sono tornati a privilegiare i consumi indoor e la Gdo ha fatto segnare un incremento dell’8% delle vendite nella settimana di Natale. Un’accelerazione finale che ha spinto le vendite 2020 della rete fisica della grande distribuzione a un +4,2% sul 2019, e oltre il +5% considerando anche il canale e-commerce (che con una variazione che sfiora il +140%, contribuisce con quasi un punto percentuale alla crescita complessiva del settore).

Le difficoltà economiche, da un lato, hanno certamente favorito la crescita del discount (+9,1%) e degli specialisti drug (+8,1%) e dall’altro le limitazioni agli spostamenti hanno fatto crescere il libero servizio che, con un’inversione di tendenza rispetto allo scorso anno, segna una variazione positiva del +5,8%. All’opposto, continua invece a soffrire il canale degli ipermercati (-2,8%).

Anche nello scenario 2021 i punti più critici, stando ai manager della filiera alimentare, sono soprattutto la minaccia della crisi economica e dei suoi effetti negativi sulla domanda finale (il 27% prevede un calo negli acquisti di prodotti alimentari o del largo consumo) e nel 2021, con il graduale esaurirsi della emergenza sanitaria, si attende una flessione del fatturato della rete fisica della grande distribuzione del 2,6% (-1,6% se si considera anche l’e-commerce). Andamento in controtendenza nella rete fisica solo per discount (+1,8%), specialisti drug (+2,9%). In maggiore difficoltà certamente il Sud, mentre sarà meno pronunciata la perdita delle regioni settentrionali, anche grazie alla forte ulteriore crescita dell’e-commerce che si concentra proprio in quelle regioni.

Proprio l’e-commerce rappresenta il dilemma degli operatori della filiera. Per i top manager alimentari costituisce contemporaneamente una minaccia (60%) e un’opportunità (40%). Un mercato in forte crescita anche il prossimo anno (+62% la stima Nielsen di incremento delle vendite online 2021) e l’occasione per dare un migliore servizio ai consumatori, ma allo stesso tempo anche un canale che rischia di “cannibalizzare” la rete fisica ed aggiungere ulteriori costi agli equilibri di bilancio già piuttosto precari del settore.

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