Cresce la produzione di grano duro in Emilia Romagna

Filiera grano-pasta: 60% di superfici coltivate in più nella regione, sulla scia della forte richiesta; +35% del prezzo negli ultimi 18 mesi

L’Emilia-Romagna, seconda regione d’Italia per produzione di cereali, riscopre una sua materia prima di pregio: il grano duro. “Crescono del 60% le superfici coltivate a frumento duro passando nell’anno da 45.000 a 74.000 ettari. Un balzo spinto dalla crescente richiesta di prodotto 100% italiano per la filiera della pasta e dall’andamento dei prezzi: + 35% negli ultimi 18 mesi. Ravenna, Ferrara e Bologna sono le province che trainano l’incremento, afferma Lorenzo Furini, presidente della sezione cereali di Confagricoltura Emilia Romagna.

240.000 ETTARI PER LA CAMPAGNA 2021

Le stime di Confagricoltura Emilia-Romagna mostrano un aumento generale delle superfici coltivate a frumento tenero e duro da Piacenza a Rimini, pari al 4-6% su base annua, fino a toccare la soglia dei 240.000 ettari complessivi per la campagna 2021. “La coltivazione del duro, che rappresenta in regione circa il 30% del totale delle superfici a frumento – osserva Furini – è sempre stata nel dna dei nostri produttori, seppur ‘abbandonata’ negli ultimi anni perché poco redditizia. Oggi lo scenario è profondamente mutato. Da un lato, le nuove varietà e le tecniche colturali sempre più innovative hanno migliorato la resa portandola mediamente attorno ai 70 quintali a ettaro. Dall’altro, l’interesse dell’industria pastaria verso un prodotto del territorio dagli alti standard qualitativi ha aperto la strada a contratti di filiera soddisfacenti per i coltivatori”.

CRESCE IL PREZZO DEL GRANO TENERO: +25%

Buoni riscontri commerciali ha ottenuto anche il grano tenero nelle classi merceologiche ‘di forza’ e ‘fino’, con un incremento medio dei prezzi di circa il 25% negli ultimi 18 mesi. Marcello Bonvicini, presidente di Confagricoltura Emilia Romagna, sottolinea “quanto sia importante, in una fase così delicata dell’economia italiana, affiancare i produttori nel percorso di sviluppo, dalle scelte colturali alle strumentazioni d’avanguardia, all’agricoltura 4.0 per migliorare il livello quali-quantitativo di materie prime indispensabili al ‘made in Italy’ agroalimentare”. Secondo Bonvicini, l’obiettivo è quello di aumentare la produzione di cereali, ridurre le importazioni da paesi terzi, investendo bene le risorse disponibili sia del Piano regionale di sviluppo rurale, sia del Recovery Fund, “per dare impulso alle nuove tecnologie, migliorare la capacità di stoccaggio e definire un più proficuo sistema di contrattazione con l’industria del comparto”.

© Riproduzione riservata