Largo consumo confezionato, domanda in calo nel 2021

Le previsioni di IRI: in un contesto di debole deflazione, si sconterà il confronto con le forti anomalie del 2020

Secondo le previsioni appena stilate da IRI, leader mondiale nelle informazioni di mercato per il largo consumo, il retail e lo shopper, le vendite e la domanda di beni registreranno un segno meno nel 2021.

LA FASE PANDEMICA SI PROTRAE: LE CONSEGUENZE IMMEDIATE

La seconda ondata di contagi da Covid-19 si sta infatti protraendo nel primo trimestre di quest’anno, con la diffusione di nuove varianti del virus. La conseguenza è il permanere di limitazioni (o chiusure localizzate) per bar e ristoranti, oltre a molte altre attività turistiche e di intrattenimento. La distribuzione dei vaccini sta inoltre procedendo con maggiore lentezza rispetto alle attese, quindi la prospettiva di completamento della vaccinazione di massa è spostata verso la fine del 2021.

Stando all’analisi di IRI, tutto questo “sta mantenendo ancora oggi molto elevato il passo delle vendite di largo consumo nella distribuzione moderna. Prosegue l’espansione delle vendite nei discount e degli acquisti dettati dalla ricerca di convenienza, mentre i prezzi restano deboli e si osserva una ripresa dell’attività promozionale, anche se al di sotto dei livelli pre-Covid”.

L’ANALISI TENDENZIALE PER IL 2021

Sul fronte dello sviluppo pandemico, IRI prevede un primo ripiegamento solo nei mesi primaverili. Un ripiegamento che dovrebbe coincidere auspicabilmente anche con l’accelerazione della fase di vaccinazioni di massa”. Nonostante la tendenza al miglioramento del clima di fiducia delle famiglie, gli effetti negativi prodotti da una crisi economica che ormai sembra destinata a protrarsi più a lungo mantengono condizioni di diffuso disagio economico e ampi divari fra le classi sociali. La ripresa della socialità e della mobilità sarà solo graduale, e questo condizionerà ancora le spese domestiche che continueranno ad assorbire quota parte dei consumi in precedenza effettuati fuori casa.

La diffusione del “lavoro agile”, che sta diventando un fatto strutturale, contribuirà a sua volta a mantenere in ambito domestico una parte dei consumi alimentari migrati dai canali extra-domestici. Per questo, “una fetta non trascurabile di pasti out-of-home continunerà ad essere consumata in casa, continuando a sostenere gli acquisti alimentari, soprattutto nella prima metà di quest’anno. La crisi del reddito e l’inasprimento della competitività orizzontale manterranno centrale la gestione del prezzo, sia per quanto riguarda il posizionamento che per quanto riguarda la leva promozionale”. Per questo IRI non si aspetta “un atteggiamento inflazionistico da parte del mercato (i prezzi medi dovrebbero attestarsi al -0,5%), né una contrazione dell’attività promozionale”.

Inoltre il 2021 sarà l’anno delle “controcifre” per il Largo consumo; i trend sconteranno il confronto con i periodi di forte discontinuità segnati l’anno scorso. Tenendo conto dei fattori sopra elencati, le previsioni di IRI indicano che le vendite a valore per la chiusura 2021 registreranno un calo del -3,1%. Si prevede anche una flessione dei volumi, intorno al -2,6%.

ANDAMENTO NEGATIVO NEL SECONDO SEMESTRE

A partire da marzo la domanda di largo consumo dovrà confrontarsi con diversi periodi di forte rialzo registrati nel 2020. IRI prevede che l’andamento delle vendite “entrerà in terreno negativo a causa degli inevitabili rimbalzi sulla controcifra. Il rimbalzo negativo è previsto soprattutto per i reparti chimici, per i quali ci si attende una contrazione delle vendite a valore a del -4,6%. Meno impattate le vendite delle bevande (-2%) e del grocery alimentare (-2,8%)”.

Il maggiore calo previsto per il secondo semestre del 2021 è causato principalmente da due fattori. Il primo è la “ripresa dei consumi fuori casa, in concomitanza con una maggiore normalità sociale: l’auspicato esaurirsi dell’epidemia ‘strapperà’ un po’ di vendite al retail (resterà però la parte generata dallo smart working, e da un atteggiamento diffuso di cautela per la frequentazione di bar e ristoranti)”. Il secondo fattore è relativo alle “difficoltà di reddito delle famiglie, a fronte di una ripresa economica che sarà comunque lenta e che potrebbe manifestarsi con maggiore forza solo a partire dalla seconda metà del 2022”.

IRI pone infine l’accento sul canale che più di ogni altro ha acquisito importanza nel corso del 2020, “e che rimarrà un punto di riferimento fondamentale per il consumatore anche in futuro: l’e-commerce”. Le previsioni indicano “una crescita a valore per il canale del 60% nel 2021, che lo porterà a sfiorare la quota del 3% sul totale nella distribuzione moderna (fisica e online) per le vendite di prodotti confezionati di largo consumo”.

© Riproduzione riservata