Riso, Italia primo produttore in Europa

Il mercato del riso vede l'Italia prima con oltre 227mila ettari di risone sui circa 440mila del vecchio continente. Quotazioni in crescita
Riso, Italia primo produttore in Europa

In un anno che il mercato del riso ha chiuso con risultati estremamente confortanti (+9,3% a valore e +8,5% a volume rispetto al 2019), il nostro paese si è confermato il più importante produttore del vecchio continente, con i suoi quasi 227.319 ettari di risone (+3% vs 2019) sui circa 440mila ettari in Europa.

Secondo i dati forniti dall’Ente Risi, la produzione italiana 2020 si è attestata su 1.513.057 tonnellate di riso lavorato, con Tondi (465.433 t), Lunghi B (299.442 t), Loto (264.338 t) e Arborio (117.867 t) a guidare la classifica delle varietà. Statistiche a parte, i produttori italiani vedono premiati i loro crescenti sforzi nell’improntare la coltivazione e la produzione ai valori della qualità e della sostenibilità, grazie a progetti che non di rado vedono coinvolte le università e all’adozione di buone pratiche che coinvolgono l’intera filiera.

QUOTAZIONI IN RIALZO

Se il 2019 era stato caratterizzato dai prezzi bassi delle varietà di pregio, l’anno scorso le quotazioni hanno fatto registrare un andamento favorevole, sostenuto dal rimbalzo della domanda che ha caratterizzato soprattutto la fase 1 della pandemia, con forti rialzi delle principali varietà da risotto. Secondo un’analisi della Borsa merci telematica italiana (Bmti), tra marzo e aprile il prezzo del Carnaroli ha segnato un +20%, mentre quello di Arborio e Roma è arrivato a toccare il +30%, sfiorando i 500 euro a tonnellata. A gennaio 2021 il Carnaroli era quotato 520 euro, dopo i rialzi del 6-7% registrati a ottobre.

LA RESA PER ETTARO È DIMINUITA

Allo stesso tempo, va rilevato che, a dispetto di un aumento delle superfici seminate, il totale della disponibilità iniziale vendibile in tonnellate di materia prima (rimanenza del raccolto 2019 + nuovo raccolto 2020) è risultato inferiore del 2% circa rispetto alla media degli ultimi anni. Il motivo del calo va ricercato soprattutto nel meteo avverso. Infatti, il raccolto 2020 era partito sotto buoni auspici, ma le alluvioni e grandinate che hanno colpito a ottobre il basso Vercellese hanno un po’ cambiato gli umori del mercato.

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